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"OLIMPO"
CARNERA E NUVOLARI, «COPPINO» E IL «CINESE»,
BERRUTO E L’ULTIMO SCUDETTO DEL TORO:
L’EPICA SPORTIVA RACCONTATA A «PENTATHLON»
www.salonelibro.it www.torino2015.it
@SalonedelLibro #Olimpo
Cinque incontri per raccontare l’epica di cinque discipline sportive. È il Pentathlonche chiude il programma di Olimpo, il ciclo di incontri-spettacolo organizzati dal Salone Internazionale del Libro per l’anno di Torino 2015 Capitale Europea dello Sport, promosso dall’Assessorato allo Sport della Città di Torino, in collaborazione con le Circoscrizioni 8 e 1 della Città di Torino, le Biblioteche Civiche Torinesi e la Libreria Trebisonda di via Sant’Anselmo 22.
La presidente della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura, Giovanna Milella, illustra il senso del ciclo d’incontri: «I libri di sport sono un genere editoriale molto autorevole e ricercato anche al Salone. Pentathlon è un viaggio dallo sport al libro e ritorno. Tutti e cinque gli appuntamenti nascono infatti da volumi o riflessioni scaturite a loro volta dall’esperienza professionale e diretta di giornalisti sportivi, storici, scrittori tifosi, campioni. La formula di Pentathlon diventa così anche un’interessante esperienza per scoprire come le emozioni attraversino e si trasformino nel passaggio fra differenti linguaggi e narrazioni».
Da lunedì 19 a sabato 24 ottobre 2015, alle 20.45 alCap 10100 di Torino (Corso Moncalieri 18). L’ingresso è gratuito, prenotazione consigliata a olimpo@salonelibro.it
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La montagna che cammina. Giovanni De Luna racconta Primo Carnera.
Lunedì 19 ottobre 2015
Primo Carnera, primo pugile italiano a diventare campione del mondo il 29 giugno del 1933. Soprannominato “La montagna che cammina”, per i suoi 2,05 metri di altezza e 120 chili di peso. La sua storia parte da Sequals, quaranta chilometri da Udine, dove nasce il 25 ottobre 1906. Pesa 8 chili. A quindici anni emigra in Francia, a diciannove diventa il gigante–forzuto di un circo. Notato da un ex campione francese dei pesi massimi, diventa pugile. Debutta a Parigi nel 1928: 17 successi su 18 incontri. Alcuni probabilmente truccati e gestiti dal suo manager con la mafia italo americana. Diventa un mito tra Europa e America, accolto dagli emigrati italiani come un simbolo. Non amato però dalla stampa italiana fino al 1930; dopo l’incontro con il basco Uzcudum, tutto cambia. Tre anni dopo, a New York, è campione del mondo dei pesi massimi sconfiggendo Jack Sharkey. Un bagno di folla lo accoglie ovunque al suo rientro in Italia, in pieno regime fascista. Diventa attore cinematografico, venti i film girati in Italia e negli Usa. Nel 1934 inizia il suo declino di pugile. Perde incontri e titolo e a breve soffrirà di una malattia ai reni. Dopo la guerra risale sul ring per il wrestling, per necessità, riparte come emigrante per il mondo. Nel 1967 a soli 61 anni torna ancora in Italia, quasi irriconoscibile, non riesce a parlare, soffre di diabete e di cirrosi epatica. Muore nel giugno dello stesso anno 34 anni dopo la conquista del suo titolo mondiale e due mesi dopo a quella di Nino Benvenuti, nei pesi medi. Lo racconta lo storico Giovanni De Luna.
Giovanni De Luna.È professore ordinario presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Torino, dove insegna storia contemporanea. Ha lavorato per fortunate trasmissioni televisive e radiofoniche. Collabora con La Stampa e con Tuttolibri. Autore, fra l’altro, di La passione e la ragione. Il mestiere dello storico contemporaneo (Bruno Mondadori, 2004), Il corpo del nemico ucciso. Violenza e morte nella guerra contemporanea (Einaudi, 2008), Le ragioni di un decennio. 1969-1979. Militanza, violenza, sconfitta, memoria (Feltrinelli, 2010) e Una politica senza religione (Einaudi, 2013). Il suo ultimo libro, La Resistenza perfetta (Feltrinelli, 2015), è stato presentato al Salone Internazionale del Libro 2016 e fotografa uno spaccato di vita durante la Seconda Guerra Mondiale raccontata attraverso le pagine di diario della figlia più giovane di una famiglia nobile. Grande conoscitore di sport, è tifosissimo della Juventus.
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Piloti: racconti di uomini e leggende della storia del motociclismo e dell’automobilismo. Giorgio Terruzzi dialoga con Cristiano Chiavegato.
Martedì 20 ottobre 2015
«C’è stato un periodo nella storia dell’automobile - scriveva Enzo Ferrari nel suo libro Piloti, che gente - nel quale molto spesso, e particolarmente nelle polemiche conseguenti agli incidenti delle corse, si discuteva sull’utilità dell’agonismo automobilistico, sulle sue ragioni d’essere… Occorreva spiegare con molta comprensiva pazienza che le ragioni per le quali si corre sono molteplici: la ricerca tecnica evolutiva e poi concreti interessi sportivi, politici, organizzativi, sociali e motivazioni umane». Ma che cosa spinge un uomo a correre in auto o in moto, oggi come allora, ad affidare la vita ad aleatorie incognite? «I piloti hanno un modo di trattare il rischio completamente diverso dal nostro. Non possiamo comprenderli fino in fondo. Il fascino delle corse sta anche in questo. Nel vedere persone che vanno oltre il limite del comune sentire. Sì, si può morire, dobbiamo metterlo in conto sempre. È un attimo». (Giorgio Terruzzi)
Si parlerà di Tazio Nuvolari e Achille Varzi dei loro duelli come compagni di squadra e avversari in pista, in sella a una motocicletta e al volante di un’auto negli anni Trenta, e poi di Ayrton Senna e Alain Prost nell’automobilismo televisivo degli anni Ottanta e Novanta. E poi di Giacomo Agostini e Valentino Rossi, due miti del motociclismo così diversi ma così uguali nella loro unicità.
Giorgio Terruzzi. Giornalista sportivo (Italia 1, Corriere della Sera, Gq), autore televisivo e scrittore, si occupa da anni di Formula 1, MotoGp e rugby. Fino al dicembre 2012 è stato vicedirettore della testata Sport Mediaset. Collabora regolarmente con Claudio Bisio e Diego Abatantuono. Ha scritto, tra gli altri: Beppe Viola: inediti e dimenticati, Varzi, l’ombra oscura di Nuvolari, Fondocorsa. Mille Miglia, una vita e un gatto. Gli ultimi due libri pubblicati: Suite 200. L’ultima notte di Ayrton Senna (66thand2nd), Grazie Valentino, pubblicato da Rizzoli, e con Marco Pastonesi Il bello del gas edito da Baldini & Castoldi.
Cristiano Chiavegato. Alla Stampa, dov’è entrato a soli diciassette anni con Giulio De Benedetti, ha seguito per più di quarant’anni la Formula 1: cosa che continua a fare oggi per il Messaggero. Fra i suoi libri: Niki Lauda campione spietato (Forte Editore, 1984), Formula Ferrari (Melita Editore, 1984), La Juventus nella Storia (Forte Editore).
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Lo scudetto del ’76. Giuseppe Culicchia racconta l’ultimo scudetto del Torino. Ospiti d’onore Claudio Sala e Roberto Salvadori.
Giovedì 22 ottobre 2015
Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. La formazione del Torino dello scudetto del 1976, che tutti i granata conoscono a memoria. Il primo e anche ultimo scudetto dopo la tragedia di Superga, che si era portata via il “Grande Torino”, i Campioni d’Italia per 5 anni consecutivi tra il 1943 e il 1949. "Nessuna squadra italiana, nemmeno il Napoli di Maradona o il Milan di Gullit e Rijkaard e Van Basten - commenta Giuseppe Culicchia - ha mai giocato un calcio così bello come quello del Toro allenato da Radice a colpi di pressing e fuorigioco negli anni che vanno dal 1975 al 1977”.
Nei libri di Giuseppe Culicchia il Torino Calcio, o meglio il Toro, è un sottotesto costante. Da Torino è casa mia (2005) alla sua riscrittura in Torino è casa nostra (2015) passando naturalmente per Ecce Toro (2006). La migliore definizione del suo tifo la dà lui stesso nella biografia ufficiale: «Tifa per la squadra di calcio di Torino, il Toro. Ma, da vero sportivo, tifa anche per tutte le squadre che in tutte le serie e i tornei incontrano di volta in volta l”altra squadra cortesemente ospitata in città».
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Gli eroi del ciclismo raccontati da Marco Pastonesi. Ospiti d’onore Franco Balmamion e Italo Zilioli.
Venerdì 23 ottobre 2015
Lo sport più popolare in Italia fino agli anni del boom economico. La gente per le strade assisteva in massa al passaggio degli eroi delle due ruote. Gli italiani si riconoscevano nella loro storia fatta di fango, pioggia e tante salite. I miti del ciclismo rispecchiavano la loro povertà ma anche il desiderio di riscatto e di una vita migliore. Si sono anche divisi per un certo periodo o forse per sempre, in Bartaliani e Coppiani. Con Marco Pastonesi due grandi protagonisti di quell’era del ciclismo. Franco Balmamion, soprannominato ilCinese, che a ventidue anni da poco compiuti, era già entrato nella storia di questo sport vincendo il Giro d’Italia del 1962. Italo Zilioli, soprannominato il Coppino per la sua costituzione esile e la sua straordinaria abilità di scalatore, che vinse 58 volte in 14 anni di professionismo, salendo sul podio finale del Giro d’Italia per quattro volte (2° nel 1964, ’65 e ’66 e 3° nel 1969) e indossando la maglia gialla per alcune tappe del Tour de France del 1970.
Marco Pastonesi. È nato a Genova nel 1954 e abita a Milano. Ha giocato in serie A (Asr Milano, Rugby Rho e Interforze Napoli), serie B e nel campionato riserve, distinguendosi per il candore delle braghe. Giornalista della «Gazzetta dello Sport», si occupa di ciclismo, rugby e altro. Tra i suoi libri più recenti: Pantani era un Dio (2014, vincitore di una menzione speciale al Premio Gianni Brera), La leggenda di Maci (2014), Dizionario degli All Blacks (2015) e Il Sei Nazioni (2015). Ovalia. Dizionario erotico del rugby (2015) e con Giorgio Terruzzi Il bello del gas, pubblicato da Baldini & Castoldi.
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Sporting. Spettacolo teatrale tratto da Independiente Sporting, di e con Mauro Berruto.Realizzato da Municipale Teatro
Sabato 24 ottobre 2015
C’è acqua dappertutto e c’è un po’ divento che fa volare leggeri quei fili dilana tenuti sul ponte dagli emigranti ilcui altro capo è stato consegnato nelle mani di un’anima, lasciata lì sulla banchina del porto.C’è un pallone di cuoio, cucito a mano, marrone come il cioccolato che salva Giorgio dalle epidemie sulpiroscafo Messico. Giorgio diventerà poi Jorge e quello stesso pallone lo vedrà passare fra i piedi deicalciatori-militari dell’Independente Sporting, a Leticia, in Colombia.C’è, infatti, a Leticia la peggior squadra del Sudamerica.Leticia, posto dimenticato da Dio, non ha sogni grandi abbastanza per i suoi abitanti ed è minacciata daicolonialisti della United Fruit Company. La vita scorre su un campo da calcio e passa dal porto fluviale.Perché c’è un fiume a Leticia. Quel Rio delle Amazzoni che si è portato via Quintino, il matto del paese cheascolta gli alieni, ma che ha portato lì il giovane Ernesto, l’argentino, che diventerà il nuovo allenatoredell’Independiente Sporting. C’è Ernesto, l’argentino con le mani belle. Insegnerà il gioco del pallone parlando di come solo una squadra possa realizzare i propri sogni individuali, di come lo sport possa essere patrimonio di una comunità, di come il calcio possa essere poesia. Ci sono calciatori che imparano a diventare poeti, nonostante nessuno capisca che cosa la poesia c’entri con il gioco del pallone. Ma l’Independiente Sporting arriverà in finale e le mani belle, da poeta, dell’argentino pareranno un rigore che passerà alla storia di Leticia. C’è poi quello stesso pallone di cuoio, cucito a mano, marrone come il cioccolato che rotola fuori, di fianco al palo della porta, ma che insegna che la vittoria non si misura che attraverso il superamento dei propri limiti. C’è il giovane Ernesto (che poi la storia consacrerà come il “Che” Guevara) in questa storia che cambierà Leticia e i suo figli, per sempre.
Mauro Berruto. È l’allenatore della squadra nazionale maschile italiana di pallavolo medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Londra 2012 e per due volte vice-campione d’Europa. Ha allenato per sei stagioni la nazionale maschile finlandese e per oltre dieci anni nel campionato di serie A1 in Italia e in Grecia. Nato nel 1969 a Torino, dove si è laureato in Filosofia con una tesi in Antropologia Culturale. Speaker e consulente per numerose aziende in Italia e in Europa nell’ambito della formazione delle risorse umane, ha tenuto lezioni sul team building per le Università di Torino, Bicocca, Bocconi e Mip Politecnico di Milano, Sapienza di Roma, Cattolica di Piacenza. Ha pubblicato nel 2007 Andiamo a Vera Cruz con quattro acca. Storie di sport e scacchi matti (Bradipolibri editore). È un inguaribile tifoso del Toro. Independiente Sporting da cui è tratto lo spettacolo è pubblicato da Baldini & Castoldi.
Antonella Cavallo
Progetti Speciali
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mario t. barbero
Pubblicato il 2015-10-14 11:56:28.
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