Ghigo Due: il GALEONE
ELIO GHIGO DI NUOVO SULLA TOLDA…
di Mario T. Barbero
Di Elio e della sua passione per le navi ne abbiamo già scritto, ma è meglio ricordare alcuni punti e date interessanti questa sua “passione”.
La passione di Elio per le navi, in particolare per i “modellini” dal vero di qualsiasi mezzo che solchi un corso d’acqua e per quelli per mare in particolare, è ormai atavica. Una passione nata fin da giovanissimo. A dieci anni durante i periodi di vacanza da scuola, suo padre, valente e noto ceramista (quel Camillo Ghigo delle “Ceramiche d’arte Mastro Ghigo”), gli consigliò di provare a costruire un modello di veliero antico. In fondo, chi a quell’età non sognava di essere un cavaliere, un cow-boy oppure addirittura un pirata intento a solcare i mari a vele spiegate a bordo di un antico vascello?
Però bisognava anche studiare e dopo avere preso un diploma in fotografia presso l’Istituto di Arti Grafiche e Fotografiche si è trovato un lavoro. Ma raggiunte quelle mete, al Nostro rimaneva sempre il pallino delle navi che lo assillava. Seguendo le “istruzioni” del padre, che riteneva cosa troppo semplice eseguire modelli di navi in scala 1:1 al disegno, per prima cosa pensò di ridurre a ¾ i disegni per poi iniziarne la costruzione. Così infatti nacque, dopo un intero anno di lavoro, la “Santa Maria” (siamo negli anni Cinquanta). Pronto subito dopo per la costruzione di un secondo modello, il “Bounty”, nave che venne costruita in due epoche diverse: nel 1958, lavorando otto ore al giorno riuscì a montare il modello con le alberature e le manovre fisse e poi, nel 1993, lo completò delle parti mancanti.
Intanto gli anni scorrevano. Nel tempo libero e con una perseveranza veramente encomiabile, Elio riprese il suo “secondo lavoro” e con uno dei suoi cugini decise di “moltiplicare per tre” i piani di costruzione del “Constitution”, portando così il solo scafo a circa 160 cm. Ma dopo essere riusciti a costruire lo scheletro della nave, si fece incombente la chiamata…alle armi e pertanto il progetto venne abbandonato. Ma anche il servizio militare fu da sprono per quella che era ormai diventata la sua passione per il modellismo e pertanto, con l’aiuto di un commilitone del Distretto Militare di Genova, diede inizio alla costruzione di una copia di “Galeone del 1600”. Dopo avere costruito gli scafi anche quest’opera rimase incompiuta a causa…del congedo da militare... ma di questo ne parleremo poco più avanti!
Però la costanza non l’abbandonò mai e negli anni Settanta attaccò con la costruzione della nave vichinga “Drakkar” e con il rimorchiatore “Ercole”, due lavori che sono poi stati completati solo nell’anno 2000. Sempre nei primi anni del nuovo secolo e precisamente tra il 2002 e il 2004 costruì ben tredici esemplari del “Sampang", tutti personalizzati nel segno dello zodiaco cinese corrispondente all’anno di nascita di alcuni selezionatissimi destinatari. (Io ho l’onore di essere uno di questi! - N.d.R.).
Ma come in ogni attività che si rispetti, anche se svolta solo a livello di pura passione personale, da tempo Elio Ghigo covava l’idea di mettere in cantiere quello che lui riteneva essere il suo capolavoro, vale a dire la “Sovrana dei mari”!
Una “gestazione” piuttosto lunga e perigliosa in quanto una…trentina di anni fa, Elio aveva comperato i piani di costruzione che poi ha dovuto integrare nel 2004 con l’acquisizione di altre specifiche e del materiale occorrente per dare il via al lavoro. Una costruzione che è durata tre anni, per un totale di oltre 2200 ore di lavoro e terminata (data fatidica!) il 13 dicembre del 2007. Il materiale di costruzione del modello è costituito da compensato di betulla per chiglia e ordinate, mentre fasciame, alberi, pennoni e altre parti sono in legno di noce. Inoltre, tutti i 418 fregi e la polena sono fusioni metalliche. Per costruire questo modello (termine che pare persin riduttivo!) sono occorsi più di 180 metri di corde di vario diametro, 3392 nodi solo per griselle e sartie, 596 tegoline di rame per le cupoline di poppa e la chiesuola della campana. Questa “Sovereign of the Sea”, quella vera naturalmente, venne ordinata da Carlo I d’Inghilterra il 26 giugno 1634 a Phineas Pett, maestro d’ascia dei cantieri di Woolwich. Impostata dopo l’approvazione del progetto da parte del Re nel gennaio del 1636 fu varata tra fine settembre e primi di ottobre del 1637. Era lunga 71 metri e larga 15 metri e pescava 7,2 metri, con un dislocamento di 1540 tonnellate. L’artiglieria di bordo (riprodotta fedelmente e per intero dal modello in scala costruito da Elio Ghigo), era costituita da 44 cannoni da 24 libbre, tra ponte superiore e inferiore, e 22 cannoni da 18 libbre, più un numero imprecisato di cannoni tra le 9 e le 12 libbre. Questa nave presentava altresì come progetto alcune innovazioni rispetto alle navi del tempo, come: il passaggio dai quattro alberi delle navi da guerra di allora a tre alberi e l’adozione per prima degli alberi di maestra e di mezzana di quattro vele quadre (maestra, gabbia, velaccio e controvelaccio); inoltre, fu la prima nave da guerra ad avere tre ponti coperti per sparare tremende bordate, oltre ad altre importanti innovazioni. La nave ebbe un costo complessivo di 65.586 sterline, di cui 6.691 per decori, intagli e dorature. Il modello della “Sovereign of the Sea-1637” di Elio Ghigo mette in mostra tutto questo.
Ora veniamo al nostro... "Galeone". Recentemente, la costruzione è terminata nel mese di marzo 2011 dopo circa 1700 ore di lavoro e ancor più di pazienza, è stato "varato" il Galeone spagnolo del 1600. Il "Galeone" è la naturale evoluzione della "caravella" e della "caracca" e il nome deriva dalle più antiche galee che oltre delle vele erano spinta da 30/40 coppie di remi. Più economico da costruire, dal XVI l’mpiegoprincipale del galeone da parte delle grandi potenze dell’epoca: inglesi, francesi e spagnoli, fu come nave da combattimento perché più maneggevole e veloce delle navi da cui era derivato. Il "rostro" a prua delle antiche galee, chiamato anche bonpresso si trasformò in supporto dell’albero diagonale alla linea della nave, con la vela detta civada che, in qualche occasione, portava una seconda vela detta controcivada fissata su un prolungamento verticale dell’albero.
Le sue dimensioni potevano variare in media intorno a una quarantina di metri di lunghezza per una decina di larghezza; i più piccoli avevano tre alberi, nell’ordine da prua: l’albero di trinchetto con tre "vele quadre"; l’albero di maestra o albero maestro, anch’esso con tre vele quadre; l’albero di mezzana, a poppa, che supportava una "vela latina".
Sui galeoni più grandi solitamente era aggiunto un quarto albero detto di contromezzana o di bonaventura, armato di una seconda vela "latina" solitamente più piccola.
Anche l’Olanda dopo la sua unificazione nel 1648 costruì galeoni, non senza alcune modifiche strutturali come, ad esempio, lo spostamento dell’albero di trinchetto davanti al castello di prua.
La potenza di fuoco dei galeoni era piuttosto notevole, dato che poteva contare su di un armamento che poteva variare da 40 a 50 cannoni di vario calibro. Alcune grandi compagnie private costruirono i galeoni anche per uso commerciale dato che, tra l’altro, erano molto adatti per le traversate oceaniche. I galeoni furono le principali navi che solcarono i sette mari fino a circa la metà del XVIII secolo quando vennero superati dai grossi vascelli per la guerra e, più avanti, dai clipper per il commercio.
Per quanto riguarda il modellino del Galeone spagnolo del 1600, il settimo della "Flotta Ghigo", le misure sono le seguenti: lo scafo misura circa 70 cm di lunghezza (fuori tutto) per 16 cm nel punto più largo (che corrisponde circa a metà lunghezza in corrispondenza della linea di galleggiamento, per 20 cm dalla "chiglia" al punto più alto della "murata di poppa". Con l’alberatura, le misure di massima sono 70x60x30 (dove 60 comprende l’altezza dell’albero di maestra e 30 è la larghezza del pennone della vela di maestra). L’artiglieria si compone di 10 carronade, tipico cannone spagnolo, e 40 cannoni di varie dimensioni.
Il materiale usato per la costruzione è "multistrato di pioppo" (compensato), da i a 5 mm di spessore per le strutture e listelli di legno di noce da 1x1 mm a 2x4 mm x 1 di lunghezza per i rivestimenti e il fasciame dello scafo.
Ma il nostro modellista non si ferma qui, ha già in “cantiere” altri bellissimi modelli che non aspettano altro che di venire alla luce… dalla cantina della casa dove abita. E’ qui, infatti, che Elio, questo armatore in sedicesimo, ha costruito e costruisce le sue navi: un cantiere veramente sui generis, rischiarato solo dalla luce di alcune potenti lampade e, d’inverno, riscaldato da una stufa elettrica, ma tuttavia dotato di tutta la strumentazione necessaria occorrente per creare questi veri piccoli capolavori di ingegneria navale.
Naturalmente la missione di Elio Ghigo non a questo punto...
Quando la passione non conosce limiti… in fondo, il mare è così grande!
(Per chi fosse interessato è possibile contattare Elio Ghigo all’E-mail: e.ghigo@alice.it).
Pubblicato il 2011-07-10 05:19:54.
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