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I POETI NON MUOIONO MAI, fino a domenica
Con il "finissage" domenica 11 novembre, alle 18, all’Imbiancheria del Vajro, in via Imbiancheria a Chieri, si conclude la prima mostra congiunta delle opere di Cesare e Luigi “Vigin” Roccati, un padre e un figlio legati dal talento e dalla passione per l’arte.
Questa grande mostra corale dal titolo “I poeti non muoiono mai”, voluta dal Comune di Chieri a ricordare i suoi due cittadini e dai soci e amici dell’ Associazione Cesare e Vigin Roccati, ha presentato in un suggestivo percorso narrativo il dialogo tra temi, poetiche e atmosfere attraverso oltre sessanta opere di pittura e scultura dei due protagonisti. Il decennale della scomparsa di Cesare Roccati, nel 2008, e dei cinquant’anni dalla morte di Luigi Roccati, nel 1967, offrono l’occasione per ricordare e ripercorrere la vita e l’opera di queste due figure.
Il programma degli eventi promossi dalla Associazione proseguirà nel marzo 2019 nelle sale della Pinacoteca della Accademia Albertina di Torino con un omaggio a Luigi Roccati noto come “Vigin” pittore, archeologo, poeta. Avviata anche l’attività per la realizzazione dell’Archivio Roccati con l’obiettivo scientifico, filologico e storico di identificazione e censimento delle opere, parallelamente agli inizi dei lavori per la creazione del Catalogo Ragionato su Luigi Roccati.
Luigi Roccati (1906 – 1967), noto come “Vigin", pittore, archeologo, poeta, “ristoratore” di quel Caffè della Stazione crocevia di personalità e storie nella Chieri anni ’40 e ’50, dove divenne amico di giornalisti, intellettuali, imprenditori e artisti. Giorgio Bocca scrisse di lui ne “Il Provinciale”, Lidio Ajmone e padre Angelico Pistarino furono i suoi primi mentori nella pittura. La sua carriera fu un crescendo brillante interrotto da una morte prematura, che lo portò ad esporre in Italia e all’estero, nelle gallerie torinese de La Bussola e l’Approdo, al Traghetto di Venezia, alla Quadriennale.
Cesare Roccati (1942 – 2008), protagonista di un giornalismo d’inchiesta, fondatore di Cronache Chieresi, nella redazione de La Gazzetta del Popolo a partire dal ’68 dove pochi anni dopo guida l’esperienza unica dell’autogestione. Poi a La Stampa come caporedattore del settore economia, presidente dell’Associazione Stampa Subalpina e poi presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte e Valle d’Aosta. Nell’ultimo decennio della sua vita si era infine dedicato tenacemente a creare con legno e materiali poveri uno straordinario racconto contemporaneo fatto di grandi sculture colorate e intriso dei temi che ne hanno accompagnato la vita.
Cypress Grove Musicista e produttore discografico britannico. Nato a Londra nel 1959, dopo la laurea in psicologia decide di dedicarsi completamente alla musica e la sua ricerca lo porta all’incontro con Jeffrey Lee Pierce, cantante dei Gun Club, che dopo lo scioglimento della band Californiana lavorava a nuovi progetti. Entrambi mossi da vera passione per la musica delle radici cominciarono a suonare insieme. Pierce invitò Grove a collaborare con lui nell’album uscito nel 1992 con il titolo: Ramblin’ Jeffrey Lee and Cypress Grove with Willie Love, che portarono in tournée in tutta europa. Jeffrey Lee morì poi nel marzo del 1996 a causa di un’emorragia cerebrale, e dieci anni dopo - durante un trasloco - Grove ritrovò una vecchia cassetta di lui e Pierce che suonano insieme. La cassetta conteneva bozze di brani su cui i due artisti avevano lavorato. Di qualità inadeguata per la pubblicazione, Grove decise di registrare professionalmente un nuovo disco ed invitò alcuni amici e colleghi di Pierce ad aiutarlo a completare le canzoni. Questa impresa divenne The Jeffrey Lee Pierce Sessions Projectche ha prodotto tre album, con un quarto ed ultimo album in arrivo, insieme a musicisti tra cui Nick Cave, Debbie Harry, Mark Lanegan, Iggy Pop, Isobel Campbell, Thurston Moore e i Sonic Youth, Chris Stein, Warren Ellis, The Raveonettes, Crippled Black Phoenix, Mick Harvey, Hugo Race, Bertrand Cantatm Lydia Lunch, accompagnati dagli scritti di ammiratori di Pierce come Wim Wenders e Henry Rollins.
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