ANALISI E FATTI SOCIALI
Qual è il segreto per rivivere il fascino delle feste natalizie?
Anche quest’anno siamo arrivati a ridosso delle festività natalizie.
Significano: vacanze per i bambini e gli studenti più grandi; speranze per gli adulti e le persone più anziane.
Sembrerebbe il solito rito: le promesse e le aspettative in un anno prossimo a venire.
Cosa ci riserverà il futuro ?
Tutto questo, tuttavia, rientra nei pensieri delle persone comuni : quelle, per intenderci, ancora timorate di Dio.
Eppure, via, via, che ti trovi di fronte a grandi pensatori, studiosi, medici, gente con tanti beni e quattrini, all’improvviso sembra che quel “ timore di Dio “ sia uno specchietto per le allodole.
Più li conosci, li leggi , li vedi alla televisione, li ascolti, all’improvviso si trasformano e alle domande specifiche: credi in Dio ? diventano subito seri come dire: ma non scherziamo, io non sono credente.
Qualcun altro, invece, mostra di avere sì dei dubbi e ammette che magari c’è qualcosa dopo, non si sa bene cosa, ma questo non significa che quel qualcosa possa diventare un Qualcuno.
Capitano allora delle cose strane: cosa dire al nipotino che aspetta il natale?
Come fare a disilluderlo se aspetta che nasca il piccolo Gesù o che si affascina per tutte quelle lucine accese nel presepe?
Gli si potrà dire che sono tutte storie inventate perché in realtà è come la favola di babbo natale ?
Sarà sufficiente riempirlo di regali, di telefonini, di computer o che altro, quando magari proprio lui o lei, quando era un ambino o una bambina e giocava con quel poco che suoi genitori riuscivano a donare compreso un pranzo più abbondante per natale ?
Eppure allora, se si è sinceri, si era contenti e si aspettava il natale come una festa anche se oggi la si vive in modo diverso, perché alle favole di ieri non ci crede più nessuno.
Ma la vita, si sa, riserva sempre delle sorprese e non sono sempre belle: a volte basta contrarre una malattia, soffrire un improvviso dolore per farti riflettere per pensare a quello che ci riserverà il destino.
Allora in quei momenti ci si sente più fragili: dapprima ci si aggrappa ai progressi della tecnologia e della medicina o in altre soluzioni materiali.
Poi, si capisce che con la superbia e la saccenza non si risolve tutto e all’improvviso, si accetta la vicinanza di un altro che ti rispetta, ma nel contempo ti ricorda come era una volta, quando si credeva ancora alle feste come facevano prima i nostri nonni e poi i nostri genitori.
Erano quelle persone magari umili nelle origini, ma fiduciose di riuscire a dare un avvenire ai propri figli, facendo dei sacrifici quando erano necessari, senza manifestare ad altri pensieri sul loro futuro.
L’analisi di questi fatti,dunque, conduce a ripensare la società ed il nostro modo di essere con un obiettivo, dove ognuno di noi gioca un ruolo, che deve essere qualificante e funzionale.
Tutto questo senza volerci imporre con la pretesa di essere solo noi quelli che sanno, ma accettando anche le idee degli altri e i loro comportamenti, purché siano sempre azioni e fatti che qualificano il nostro modo di esistere.
In questo modo, forse, anche il Natale di quest’anno può conservare ancora il fascino e la nostalgia della nostra infanzia, quando si aspettava con ansia l’arrivo delle festività.
Renato Celeste
Pubblicato il 2018-11-30 11:09:13.
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