NOTIZIA, COME , PERCHE’

Di solito ci abitua a tutto e ci si fa i callo, finché non cambiano le cose

Le notizie degli scampoli del mese di aprile sembrano sempre le stesse.

Di solito, piuttosto brutte in attesa della “  resurrezione “ di un qualcosa di positivo, anche perché  ci si sta abituando a tutto e, come si direbbe in gergo popolare , ci si fa il callo.

Tutto questo quando si conoscono i numeri dei morti in mare (dei poveracci in cerca di un po’ di pace dopo tante traversie)

La sfortuna è che tra le loro fila si nascondono dei delinquenti, per cui (per paura) risulta difficile selezionare.

Così si sfrutta l’emotività collettiva e si pongono dei paletti istituzionali e politici:

Chi avrà ragione ?

Sicuramente con il tempo verrà fuori, tenendo presente i diversi interessi.

Cambiamo pagina ed osserviamo il lavoro duro di certe figure professionali, sia nel mondo sanitario, sia in quello civile.

TUTTI HANNO LE LORO RAGIONI E i loro interessi, specie se nessuno interviene per cambiare le cose.

Sfogliamo un’altra parte del nostro giornale quotidiano e osserviamo una serie di lavori umili che nessuno amerebbe fare, ma alla fine ci si fa il callo (i  pulitori delle latrine, gli addetti all’immondizia, chi veste i morti, chi pulisce il didietro ai vecchi,

chi sfida le calamità naturali, etc) purché arrivi un quid per vivere (o sopravvivere).

Un altro foglio, invece, del nostro ipotetico notiziario, ci racconta di pensioni d’oro.

Di paghe superlative( politici, conduttori televisivi, persone dello spettacolo, dello sport etc), sprechi vari, case e ponti che crollano, costruzioni  fantasmagoriche ,ma deserte.

Tutto vero, ma ci stiamo facendo il callo.

Fino a quando ?

Anche per i calli ci sono ancora coloro che se ne occupano.

E fanno bene, perché quando non ne potremo più, saremo noi a fare la pedicure, per estirpare quanto ci ha fatto male per tutta la vita: soprattutto l’ingiustizia sociale.

Allora ,il nostro ipotetico giornale diventerà concreto.

Renato Celeste

Pubblicato il 2019-04-28 06:14:31.
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