LA LAUREA TE LA DA’ LA VITA
E’ risaputo che ogni genitore aspira sempre il meglio per i propri figli ed è particolarmente orgoglioso quando può avere in casa un “ dottore “.
Questo è ancor più vero se è figlio d’arte (medico, avvocato, etc) o proviene da un ambiente socialmente diverso (contadino, operaio, etc), ma… non sempre le aspettative degli uni e degli altri vengono soddisfatte.
Così capita che il figlio del dottore cambi strada e quello del contadino si innamori della sua terra di origine.
Detto questo, tuttavia, la laurea (quella vera) te la dà la vita perché è la cultura, in senso antropologico, (cioè l’esperienza) quella che ti prepara a percorrere quella strada che risulterà essere la tua scelta lavorativa.
Questo non significa essere esentati dall’istruzione e dalla formazione professionale, perché la conoscenza della tecnologia mediatica e l’assolvimento di una burocrazia sempre più ostica impone un sapere adeguato alle situazioni.
Gli esempi di persone che hanno raggiunto posizioni e traguardi importanti nel passato sono diversi.
E, tra queste, diverse non hanno quel famoso “ pezzo di carta “ rilasciato a conclusione di un percorso di studi, ma hanno ricevuto ugualmente dei riconoscimenti da prestigiose Università, che ne hanno riconosciuto la cultura.
Tanto per essere precisi, mi riferisco ad alcuni premi “ Nobel “addirittura per la Letteratura, (Ernest Heminguay 1954,Doris Lessing 2007 e tra gli italiani, Eugenio Montale 1975 e Dario Fo 1997).
Fuori dal campo letterario, veniamo a Piero Angela, Enrico Mentana, Walt Disney, March Zucherberg (il papà di Facebook) ed altri ancora, facilmente visibili collegandosi ad internet.
Alcune considerazioni, dunque, vanno fatte in ordine alla saggezza e all’esperienza di chi ci ha preceduti, pur con appartenenze diverse al mondo lavorativo, che non vanno mortificate perché prive di un percorso universitario.
E’ l’errore che commettono molti giovani preoccupati più dell’apparire che dell’essere, a volte sprezzanti nei confronti di chi non è laureato, ma che spesso è in difficoltà proprio perché non si rende conto del valore dell’esperienza.
Ci sono infermieri della vecchia guardia che bagnano il naso a quelli di oggi che si chiamano dottori , ma che non sono in grado di fare neanche in modo corretto un prelievo.
Ci sono giornalisti e scrittori di valore, attori (si pensi a Benigni) senza titoli specifici, eppure alla ribalta per la loro capacità e versatilità.
Se si osserva con attenzione il valore della persona sta proprio nel mostrare quella conoscenza (appresa il più delle volte sul campo che sui libri) maturata negli anni senza nulla togliere a chi spesso l’ha potuto apprendere con gli studi.
Oggi, ci sono alcuni bambini fenomeni, che bruciano tutte le tappe scolastiche conseguendo lauree precocemente, affacciandosi a quel mondo adulto che nega loro, tuttavia, la gioia dell’infanzia.
L’orgoglio di avere in casa un dottore è destinato a trasformarsi in un sentimento di sofferenza.
Renato Celeste
Pubblicato il 2019-11-18 08:19:24.
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