Lola Tremolanti “Sei terra, cielo e nuvole”
(Neos Edizioni 2012- pagg..115-e13,00)
Lola Tremolanti ci racconta in prima persona la sua esperienza di mamma. Non di mamma “comune” ma di mamma speciale, perché vissuta traverso l’amore, l’affetto e le sofferenze del figlio Luca, affetto da distrofia muscolare e morto all’età di diciassette anni.
Una testimonianza reale e toccante, quella della Tremolanti, che tuttavia induce chi legge a scoprire che anche nei momenti più disperati come nel buio di una malattia tremenda come quella del figlio è possibile trovare la serenità necessaria per “tirare avanti”..
Il libro inizia da una data, il 12 novembre 1976 (una data che sento vicina, in quanto è quella del mio compleanno!), il giorno in cui Luca lascia la sua mamma per fare ritorno dal Padre.”Saranno forse due ore che osservo i tuoi occhi chiusi con le ciglia nere che sfiorano le lentiggini? O forse dieci anni? Il tempo è sospeso sopra di noi, in attesa”. Parole piene di serenità davanti al figlio morto. Quella serenità che è stata per Lola il propellente per vivere assieme al figlio questa avventura che si snoda attraverso date, luoghi, persone, momenti felici e momenti drammatici, fino al compimento della tragedia umana: una frazione di Tempo che nei confronti dell’eternità è come il battere d’ali di una farfalla. E’ in questo “batter d’ali” che si consuma la vicenda umana di un ragazzo e di una madre. Una vicenda che fa riflettere tutti quei genitori che si vengono a trovare dinanzi a casi del genere: leggendo questo libro, un padre e una madre dovrebbe trovare la forza di reagire, proprio come ha fatto l’Autrice. Un libro che è testimonianza ma anche e soprattutto un esempio di comportamento. Certamente si tratta di una vicenda toccante, commovente, ma anche di insegnamento e di profonda umanità. Fanno testo le parole a chiusura del libro, che riporto integralmente e che valgono più di mille altre considerazioni: “Vorrei che tutte le mamme a cui è capitato di mettere al mondo un figlio handicappato potessero leggere queste mie poche pagine, e che capissero che la loro vita vicino a un figlio così non è cosa inutile. Ma, nonostante la conclusione, è l’esperienza più bella che ci è data di vivere. I nostri ragazzi hanno una ricchezza interiore rara, hanno una capacità di amare immensa, una pazienza profonda e una gioia di vivere che non si può misurare. Devono vivere normalmente perché se di anormale c’è qualcosa in loro è solo quest’abbondanza di doti. Fateli vivere allegramente, fate loro accettare la malattia come un caso fortuito, una noiosa cosa che va non ignorata, ma normalizzata. Solo così, quando mancheranno, riuscirete in uno sprazzo breve di serenità ha dire come ho detto io: «Signore, una breve esistenza si è conclusa. Breve e completa. Ti ringrazio, Signore, di avermi dato la possibilità di conoscere e di vivere con un ragazzo meraviglioso»”.
Un solo commento a queste parole: possano essere di esempio e possano servire a infondere serenità e consapevolezza a chi si accinge ad affrontare un cammino come quello di Lola Tremolanti.
E come scrive Maria Teresa Vivino nella sua Prefazione: “Una lettura da effettuare tutta d’un fiato, che giunge dritta al cuore, all’anima di chi è madre, di chi è figlio e fratello…”.
Mario T. Barbero
Pubblicato il 2012-08-10 11:19:32.
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