«Perché crediamo a Primo Levi?»: giovedì 8 novembre a Torino
la quarta lezione annuale organizzata dal Centro Studi Primo Levi
«Mi pare superfluo aggiungere che nessuno dei fatti è inventato». Così Primo Levi concludeva la sua prefazione a Se questo è un uomo. Ed era realmente superfluo precisarlo, dato che i lettori di tutto il mondo credono alla «mala novella» di Auschwitz. Ma come nasce, e come funziona, il patto che ciascun lettore stipula con la voce narrante di Levi? Cosa ci avvince a quel racconto, e perché? In che modo prende forma l’autorevolezza di Levi come testimone e come scrittore?
La macro-domanda «Perché crediamo a Primo Levi?» diventa così il titolo della quarta «Lezione Primo Levi», l’appuntamento annuale organizzato dal Centro Studi Primo Levi di Torino, che si terrà giovedì 8 novembre 2012 alle 17.30 presso l’Aula Magna della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Torino (Corso Massimo d’Azeglio 48): una delle aule frequentate da Levi studente di chimica e ricordate nella sua opera. Relatore il professor Mario Barenghi, docente di Letteratura italiana contemporanea presso l’Università degli studi di Milano Bicocca. Alla Lezione, aperta a tutti, parteciperanno tre classi dell’Istituto d’Istruzione Superiore Edoardo Amaldi di Orbassano (To), che il giorno seguente incontreranno il relatore per approfondire i temi del suo intervento.
L’appuntamento si inserisce all’interno del programma di iniziative promosse per i venticinque anni della scomparsa dello scrittore dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi: l’associazione costituita nell’aprile del 2008 di cui sono soci fondatori la Regione Piemonte, la Città e la Provincia di Torino, la Compagnia di San Paolo, la Comunità ebraica di Torino, la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura e la famiglia di Primo Levi – con l’obiettivo di custodire e mettere a disposizione degli studiosi la documentazione relativa allo scrittore, e di promuovere studi e ricerche sulla sua opera.
Come ogni anno, il testo della Lezione sarà successivamente pubblicato da Einaudi in edizione bilingue in italiano e inglese.
Mario Barenghi (Milano 1956) insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università di Milano Bicocca. Tra le sue pubblicazioni recenti si segnalano la monografia Italo Calvino, le linee e i margini (Il Mulino 2007), Il profilo Calvino (Il Mulino 2009), i saggi La débâcle delle parentesi, ovvero L’involontario tracollo dell’incredulità («Modernità letteraria», n. 3, 2010) e Primo Levi, Silvio Pellico e la demolizione del «tu» («Belfagor», gennaio 2011). In corso di stampa: Che cosa possiamo fare con il fuoco. Letteratura e altri ambienti (Quodlibet).
Le Lezioni Primo Levi
La formula della Lezione Primo Levi si rivolge a un pubblico ampio, con una particolare attenzione ai giovani: si richiama infatti all’intenso dialogo condotto nelle scuole dallo scrittore torinese per tanta parte della sua vita. A ognuna delle Lezioni partecipa, insieme al pubblico generalista un gruppo di studenti, cui viene offerta l’opportunità di discutere il giorno successivo con il relatore sul tema da lui trattato. L’impegno del Centro Internazionale di Studi Primo Levi è di riproporre la Lezione all’inizio di ogni autunno, per promuovere studi originali dell’opera di Levi valorizzandone la ricchezza nel rapporto con gli sviluppi più recenti del dibattito culturale e anche per offrire un contributo di idee al mondo della scuola nell’anno in corso. Come luogo per la Lezione il Centro ha scelto fin dall’inizio l’Aula Magna della Facoltà di Scienze Naturali, Fisiche e Matematiche dell’Università degli Studi di Torino, aula storica del Dipartimento di Chimica intitolata a Primo Levi nell’aprile del 2007, in occasione del ventennale della scomparsa. La Lezione Primo Levi ha il patrocinio dell’Ufficio Scolastico Regionale e dell’Università degli Studi di Torino.
Le Lezioni vengono pubblicate in edizione bilingue italiano/inglese in una collana a cura del Centro Internazionale di Studi Primo Levi presso la Casa editrice Einaudi. I primi tre volumi (2009-2011) sono stati presentati al Salone Internazionale del Libro di Torino.
Il Centro Internazionale di Studi Primo Levi
Il Centro Internazionale di Studi Primo Levi (www.primolevi.it) è un’associazione costituita nell’aprile del 2008, di cui sono soci fondatori la Regione Piemonte, la Città e la Provincia di Torino, la Compagnia di San Paolo, la Comunità ebraica di Torino, la Fondazione per il libro, la cultura e la musica, la famiglia di Primo Levi. Promuove la conoscenza di Primo Levi, testimone di Auschwitz, scrittore fra i più noti dell’Italia contemporanea, chimico e intellettuale sempre attento alle domande delle nuove generazioni. In questo si rivolge sia ai cultori di discipline umanistiche e scientifiche, sia al vasto pubblico di chi, fra i giovani e i meno giovani, può apprezzare la sua opera, il suo pensiero e la sua personalità. Il Centro ha sede a Torino, la città dove Primo Levi è vissuto dal 1919 al 1987, e si propone di raccogliere le edizioni delle sue opere, le numerose traduzioni pubblicate in tutto il mondo, la bibliografia critica, ogni forma di documentazione scritta e audiovisiva sulla sua figura e sulla ricezione dell’opera. Intende inoltre offrire un sostegno alle ricerche degli studiosi e realizzare proprie iniziative, quali la Lezione Primo Levi promossa nell’autunno di ogni anno, per alimentare il dibattito sui temi più cari allo scrittore torinese.
Primo Levi
Primo Levi (Torino 1919-1987) ha esordito come scrittore con il racconto della propria esperienza di deportazione nel campo di sterminio di Auschwitz (Se questo è un uomo, 1947). Le successive opere di narrativa, saggistica e poesia, pubblicate in parallelo con il suo lavoro di chimico, ne hanno poi manifestato compiutamente l’originalità di pensiero, lo stile inconfondibile e la pluralità di interessi: fra questi l’impegno prioritario a testimoniare e a ragionare, in particolare con i giovani, sulla Shoah e sui «vizi di forma» della realtà contemporanea; l’attenzione alle peculiarità e ai vari aspetti del mondo ebraico; l’amore per il lavoro ben fatto; la spiccata sensibilità per il contributo offerto dalle scienze esatte alla conoscenza dell’uomo.
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Mario T. Barbero
Pubblicato il 2012-10-30 02:59:12.
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