Pinocchio, i Golem e l'Intelligenza Artificiale
Era il 1936 quando Alan Turing pose le basi per i concetti di algoritmo e calcolabilità; allora i computer - macchine elettromeccaniche usate per lo più per scopi bellici (calcoli balistici e decriptazione di messaggi cifrati) - erano grossi come stanze e poco più performanti di una moderna calcolatrice. Qualche anno più tardi, nel 1950 scrisse un articolo dove descriveva quello che è poi passato alla storia come il test di Turing: una macchina si può considerare intelligente quando il suo comportamento è indistinguibile da quello di un essere umano.
Verso la fine del secolo scorso si aprono due scenari, quello dell’ IA Forte che sostiene che una macchina può acquisire coscienza di sé e quello dell’ IA Debole che sviluppa sistemi in grado di svolgere più funzioni umane complesse (come giocare a scacchi o riassumere un testo). Nel novembre del 2022 fa il suo debutto ChatGPT, un esempio di AI Generativa, cioè un sistema che utilizza algoritmi di machine learning per generare nuovi contenuti.
In pratica si parte dall’analisi di grandissime quantità di dati che vengono processati, individuando le probabilità di distribuzione statistica e si generano nuovi dati che replicano le caratteristiche più probabili.. i risultati, a livello di elaborazione testuale, di immagini e di video sono talvolta strabilianti.
In altre parole i sistemi di IA possono creare, se programmati in modo adeguato, un risultato che può risultare interessante e significativo per un essere umano, ma senza rendersene conto… Semplicemente, mettono insieme parole, immagini o suoni nel modo statisticamente più probabile, utilizzando modelli ottenuti sulla base di milioni di esempi opportunamente catalogati.
Si delineano scenari, presenti e futuri, dove non solo robot antropomorfi dotate di IA svolgono compiti complessi in modo più veloce e preciso degli umani, ma anche in altri ambiti - come la sanità, la finanza, i trasporti, la logistica, la domotica, l’assistenza clienti, e gli acquisti online - l’innovazione digitale sta creando nuovi comportamenti, abitudini e aspettative.
Il grande pubblico è diviso tra considerare tutto ciò una minaccia o un’opportunità: si affrontano nuove problematiche etiche e legali e si cerca di prevedere l’impatto dell’IA sul mondo del lavoro. Molti film offrono spunti di riflessione interessanti: da 2001 Odissea nella Spazio (Kubrick 1968) al capolavoro di Spielberg (A.I. 2001), senza dimenticare i celeberrimi Blade Runner (Scott 1982) e Matrix (Wachowsky 1999).
In tanti altri film e serie televisive (penso soprattutto a Corto Circuito, L’uomo Bicentenario, Atlas e serie come Meglio di noi, Almost Human, the Travelers) l’ IA è vista come l’unica possibilità di salvezza per una umanità che ha ormai perso.. la sua umanità.Un filone diverso propone invece scenari alla Terminator dove la tecnologia prende coscienza di sé e decide di schiavizzare l’umanità, ricollegandosi idealmente a elementi della mitologia ebraica: i Golem (che in ebraico moderno significa proprio robot!). Questi erano giganti di argilla dall’aspetto antropomorfo forti e ubbidienti e venivano usati come servi o schiavi per lavori pesanti. Erano incapaci di pensare in modo autonomo, e di provare qualsiasi tipo di emozione in quanto privi di un'anima. Un giorno un rabbino (solo loro conoscevano le parole magiche per attivare i Golem) attiva una nuova generazione di Golem più grossi e forti - scrivendo sulla loro fronte la parola “verità” - di cui però perde il controllo.
Nel film di Spielberg troviamo invece molti accenni alla favola di Pinocchio: il burattino di legno che aspira a diventare “umano” sembra essere una perfetta anticipazione di quanto secondo alcuni starebbe avvenendo e cioè che dispositivi elettronici prendano coscienza di esistere (IA Forte) e, a seconda dei casi, salvino o distruggano il mondo umano.
Pinocchio, inizia la sua avventura come un pezzo di legno scolpito e animato da Geppetto, il suo creatore. Allo stesso modo, i primi programmi di intelligenza artificiale sono stati "scolpiti" dai programmatori, basati su rigide istruzioni e regole predefinite. Proprio come Pinocchio, questi programmi erano inizialmente strumenti passivi, incapaci di pensare o agire al di fuori delle direttive impartite.
Tuttavia, Pinocchio desidera ardentemente diventare un bambino vero ed inizia un percorso di crescita irto di sfide, errori e apprendimenti. In modo apparentemente simile gli algoritmi di machine learning apprendono dall'esperienza, cercando di adattarsi e persino di "migliorarsi".
Il passaggio da burattino a bambino, così come quello da robot a umano, richiama il concetto di consapevolezza. E qualcuno potrebbe chiedersi: come Pinocchio alla fine riesce a trasformarsi in un bambino vero, dotato di emozioni e coscienza, l'IA potrebbe mai raggiungere una consapevolezza simile? D’altro canto le ultime versioni dei chatbot sono in grado di simulare tratti di personalità, e, da un certo punto di vista, stanno rendendo il test di Turing obsoleto.
E qui.. c’è un equivoco di fondo: la favola di Pinocchio rappresenta un percorso iniziatico dove il burattino di legno è l’uomo (con la u minuscola) che aspira a diventare vero, vivo e integro, un essere umano cosciente della sua umanità (Uomo con la U maiuscola!). Collodi in realtà prende spunto da testi filosofici antichi quali le metamorfosi di Ovidio e i dialoghi di Luciano ed è chiaramente influenzato dalle idee e dagli insegnamenti che circolavano nelle società segrete e nei circoli esoterici di fine 800.
L'IA è uno strumento (straordinario) prodotto dall'ingegno umano, in grado di assisterci in innumerevoli compiti, di migliorare la nostra vita e di risolvere problemi complessi, ma attribuire a questa caratteristiche umane o una coscienza propria è un errore concettuale.
Tramite algoritmi di pattern recognition è possibile scoprire interazioni e relazioni nascoste tra elementi di un sistema (ad esempio si potrebbe scoprire che molte persone che hanno dei parenti morti in guerra tendono ad avere un certo tipo di comportamenti/interessi/problemi); il punto è che è molto difficile stabilire quanto i dati analizzati siano completi e non affetti da bias (pregiudizi, es.: considero i dati solo di alcune etnie o mi baso solo su dati clinici o su quanto pubblicato sui social, ecc.). E evidente la centralità (e la responsabilità) dell’uomo che utilizza questi sistemi. Del resto è risaputo che la precisione e l’usabilità delle risposte dei sistemi di IA sono direttamente proporzionali alla genialità del prompt (richiesta) dell’operatore e quindi alla sua intelligenza emotiva.
Voler umanizzare a tutti i costi qualcosa di inanimato e artificiale riflette, più di tanti altri indicatori, il completo smarrimento dell’uomo moderno. Schiacciato da ritmi frenetici e costretto in ambienti innaturali, incapace di dominare e di comprendere ciò che lui stesso ha creato, l’uomo del nostro tempo con affanno e grossolanamente ricerca all’esterno ciò che ha all’interno, ma di cui è totalmente incosciente.
Il mito ebraico del Golem, così come Topolino apprendista stregone in Fantasia di Walt Disney descrivono in modo poetico e simbolico ciò che ormai quotidianamente possiamo osservare: persone che hanno una conoscenza approssimativa delle tecnologie che utilizzano, seguendo egoistici sogni di ricchezza e potere, creano inutili mostruosità che alla lunga provocano dolore e distruzione, sia per se stessi che per la collettività.
L'essere umano è dotato di una mente straordinaria, capace di grandi scoperte e creazioni, che, se utilizzate con saggezza, lungimiranza ed equità possono migliorare in modo significativo la vita quotidiana, ma quando questa mente viene usata come un gioco, senza consapevolezza, quando diventa uno strumento fine a se stesso o per il puro soddisfacimento di desideri egoistici, l'uomo si allontana dalla sua vera natura e dimentica qual è il suo posto nel mondo.
Alessandro Marchisio
Pubblicato il 2024-12-08 19:28:31.
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