In mostra a Palazzo Madama a Torino Rosso corallo
La mostra “Rosso Corallo. Arti preziose della Sicilia barocca” recentemente inaugurata nei saloni di Palazzo Madama (dal 29 luglio al 28 settembre 2008) propone in visione al pubblico una cinquantina di opere di diversa tipologia. Si tratta di piatti, alzate, vasi, brocche, scatole, capezzali, presepi, stipi medaglieri, calici, ostensori e lampade, databili tra il Cinquecento e il Settecento. Le opere sono caratterizzate da una sofisticata decorazione che associa l’oro alle incrostazioni in corallo. Opere sontuose, arredi di dimore patrizie e oggetti liturgici che provengono da cattedrali e chiese di importanti ordini religiosi e cappelle private.
La collezione di proprietà del Banco Popolare è conservata presso la Banca Popolare di Novara, a Palazzo Bellini. La mostra e il restauro è opera del medesimo istituto bancario e della Banca Aletti. Si tratta di oggetti realizzate nelle botteghe dei maestri corallai, per lo più ebrei, attivi a Trapani e specializzati nella lavorazione del corallo che veniva pescato lungo le coste siciliane sin dall’antichità. La scoperta, all’inizio del Cinquecento, di ricche colonie coralline presso l’isola di Tabarca diede grande impulso alla lavorazione, che passò dalla tornitura di perle e di grani per monili e rosari, alla vera e propria microscultura e alla realizzazione di complesse composizioni artistiche. Tecniche di lavorazione che variano a seconda del periodo storico: dalla fine del Cinquecento alla metà del Seicento piccoli elementi in corallo di semplici forme geometriche sono incastrati dal retro su una lastra di rame dorato precedentemente traforata e fissati ad essa con pece, cera e tessuto. Tale tecnica, denominata “Tecnica a retroincastro” viene spesso arricchita con smalti ad alveolo nei colori del bianco e blu. Gli elementi in corallo hanno una superficie così lucente e levigata da sembrare una morbida cera che affiori dal traforo del metallo dorato in un giorno di mimesi polimaterica che esalta la volumetria barocca degli oggetti. Al centro delle superfici decorate compaiono una o più figure che sono interamente scolpite nel corallo a seconda della conformazione del ramo. Verso la fine del Settecento i procedimenti di lavorazione mutano e con l’adozione dell’uso del bulino si afferma la “Tecnica a cucitura”, che consiste nell’intagliare il corallo in piccoli rametti, fiori e foglie che sono fissati sulla superficie dell’oggetto mediante fili e perni metallici. Tale tecnica accosta al corallo altre materie come la madreperla, l’avorio, la tartaruga e i lapislazzuli.
La tecnica raffinata della lavorazione e il rango aristocratico della committenza, nonché l’uso limitato e particolare degli oggetti ne segnalano il “carattere aulico” della produzione e la sua “forte carica simbolica”. Il corallo è infatti prodotto dalla secrezione di carbonato di calcio di un piccolo polipo che vive su fondo del mare, a profondità non elevate e in colonie molto numerose e appartiene quindi al mondo animale e non vegetale né minerale, come si credeva nell’antichità.
La mostra a cura di Clelia Araldi di Balme e di Simonetta Castronovo affronta un tema rilevante per lo studio delle arti decorative, nucleo fondante del Museo Civico con collezioni che sono tra le più ricche e significative esistenti in Italia e mira a valorizzare il patrimonio storico e culturale del territorio presentando al pubblico una collezione importante e poco conosciuta.
www.palazzomadamatorino.it
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Materiale |
Rosso corallo |
saggistica |
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Autori |
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Mario T Barbero |
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Pubblicato su: Literary nr.7/2008 |
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