Il professor Giacomo Giacobini, Ordinario alla Facoltà di Medicina e Responsabile del Museo di Anatomia, ci accoglie e ci guida in una visita nel palazzo degli Istituti Anatomici al Valentino in Corso Massimo d’Azeglio 52 a Torino. Si avverte subito nelle sue parole di presentazione l’orgoglio e l’attaccamento a un’idea e a un progetto di un uomo che tante delle sue energie ha proficuamente dedicato a questo che è divenuto un polo scientifico museale di tutto rispetto. L’idea della visita ci è sorta dopo l’inaugurazione, in quella che sarà la sede del Museo dell’Uomo di Torino, del Museo di Anatomia e del Museo della Frutta. E che inaugurazione: proprio il 12 febbraio data in cui si festeggia anche il compleanno di Charles Darwin! I due musei, che ci riportano idealmente al tempo in cui Torino era la capitale italiana del positivismo scientifico, hanno sede in un palazzo che rappresenta un importante esempio di architettura scientifica di fine Ottocento e ci danno la possibilità di apprezzare un patrimonio di grande valore scientifico forse un po’ dimenticato negli anni scorsi, qualche volta nascosto in scatole e scatoloni come nel caso del Museo Lombroso e delle collezioni di Antropologia e Etnografia dell’Università. Un patrimonio di tale rilievo che risulterà certamente capace di ridare forza alla rete dei luoghi del sapere scientifico torinese. Si costituiranno così moderni motori di ricerca per lo sviluppo di nuove energie utili al territorio e alla collettività. «Si deve ad una convenzione creata nel 2001 tra Università e Regione l’idea della nascita di un nuovo polo dedicato alla tradizione scientifica torinese che ospiterà il Museo dell’Uomo e quindi dopo la riapertura al pubblico del Museo di Anatomia e di quello della Frutta inaugureremo il Museo Lombroso ed a seguire quello di Antropologia ed Etnografia» ci spiega Giacobini. «L’edificio è come una cattedrale della scienza: tre navate, colonne in granito che sostengono volte a crociera, vetrate retroilluminate, cappelle laterali con i ritratti degli anatomisti e naturalisti del passato. Era così nel 1898 e così lo ritroviamo oggi. In più, oggi rispetto ad allora, proprio vicino alle lunette con i grandi dell’anatomia alcuni video, facenti parte del progetto ”Nuovi Media per vecchie memorie,” sono ad integrazione del percorso di visita originario per comunicare informazioni ai visitatori e raccontare alcune importanti vicende scientifiche e umane. Un modo, questo, volutamente discreto di adeguare le informazioni alla lunga storia del museo di Anatomia».
Ci dobbiamo portare addirittura al 1739, quando nasce il Museo Accademico delle Scienze, il più antico di Torino, nel Palazzo dell’Università di via Po. Risale al 1898 il trasferimento delle collezioni anatomiche in Corso Massimo d’Azeglio ad opera di Carlo Giacobini, professore di anatomia e studioso del cervello. Questo palazzo in cui ci troviamo e appositamente costruito allora per essere sede di queste attività è uno dei quattro edifici della “Città della Scienza” del Valentino. Stiamo parlando di un grande rinnovamento del settore scientifico dell’Università di Torino negli ultimi decenni dell’Ottocento. Questo edificio si è ben conservato nel corso degli anni e il Museo è un contenitore scientifico non un vecchio convento o un ospedale riciclato e ristrutturato, ma un edificio nato per essere sede di una attività scientifica e museale. Inaugurato come ho già detto nel 1898 è come fosse stato chiuso da allora, quasi cristallizzato, e solo ora aperto. Si è cercato di intervenire senza inquinare l’atmosfera ottocentesca. E’ un caso quasi unico, non un ammodernamento, ma il ripristino di un ambiente caratterizzato da una architettura da “Cattedrale della Scienza”.
E’ veramente difficile elencarli tutti. Abbiamo infatti più di 200 modelli in cera, una collezione fra le più importanti del genere a livello internazionale, preparati anatomici a secco e in liquido, cartapesta e legno. E poi feti ed embrioni, reperti che interessano l’antropologia e la primatologia. Ma anche oggetti che riguardano la storia dell’arte, per non parlare poi di strumenti e di un rilevante archivio di documenti. Mi interessa sottolineare inoltre il grande valore del connubio tra restauro conservativo della museologia scientifica ottocentesca originaria e le nuove tecnologie.
Qualcuno può pensarlo.E’ tuttavia importante far notare che questo museo contiene sì alcuni pezzi che potrebbero dare questa impressione al visitatore ma io preferisco portare l’attenzione sul valore aggiunto offerto dalla visita. Che è poi un percorso fra scienza, storia e arte. Scienza nell’accezione degli studi svoltivi, storia perché le collezioni hanno avuto una loro propria storia e testimoniano lo sviluppo del pensiero di una Scuola Anatomica di altissimo valore. Tanti di questi oggetti parlano, possono raccontare della vita e dell’attività scientifica di persone che qui hanno lavorato. Persino alcuni sovrani di casa Savoia sono intervenuti qui: Carlo Felice amava le scienze anatomiche per non parlare di riferimenti alla nascita dei primi interventi della Croce Rossa. Storia anche dell’edificio nato per essere sede di una attività scientifica. La stanza in cui siamo in questo momento, cioè l’Archivio contiene il riordino dei volumi della Biblioteca Regia e una miscellanea della Scuola Anatomica Torinese, con estratti di rapporti scritti dagli scienziati dall’inizio dell’800 ad oggi. L’analisi di questo materiale ha consentito il recupero di informazioni fondamentali alla ricostruzione della storia degli oggetti esposti e di quella dei personaggi che hanno lavorato nel museo. Queste “collezioni nascoste” tra cui gli estratti ricevuti in dono e in scambio dei rapporti che i nostri docenti avevano con scienziati in Italia e all’estero oltre che testimoniare l’importanza e la considerazione che la Scuola Anatomica Torinese aveva, costituiscono da sole un patrimonio rilevante per i Beni Culturali.
Si tratta di un’esemplare operazione di valorizzazione delle collezioni scientifiche dell’Università facente parte di un più ampio programma nazionale che ha preso avvio nel corso degli ultimi anni. E’ inoltre un importante esempio di collaborazione tra Università, Enti Territoriali e Soprintendenze per la tutela e la valorizzazione del patrimonio di beni culturali rappresentato dai Musei universitari. Vediamo oggi aperti qui due musei, quello di Anatomia e quello della Frutta, che a noi sembrano assai diversi fra loro… In effetti, questa potrebbe essere l’impressione primaria .Tuttavia alcuni e rilevanti aspetti caratterizzano e accomunano i musei e le collezioni ospitate nel Palazzo degli Istituiti Anatomici. L’antica arte del modellismo e della scultura come strumento di riproduzione dettagliata del vero a scopi scientifici è il filo rosso che lega idealmente i reperti del Museo di Anatomia Umana e la curiosa collezione pomologica del Museo della Frutta.
Un percorso ideale organizzerà le originarie collezioni dei musei interessati che sono, come ho già detto, il Museo Lombroso i cui locali sono già stati restaurati e la cui riapertura al pubblico si prevede fra un anno e il Museo di Antropologia ed Etnografia per il quale però occorre ancora liberare i locali. I vari musei saranno integrati nel sistema “Museo dell’Uomo” in un progetto culturale che si svilupperà sempre tra tradizione storica e moderne conoscenze scientifiche. In più il progetto sarà arricchito da un programma di incontri ed eventi, con un esplicito richiamo alla riflessione, ispirata dalle collezioni storiche, sulla biodiversità e sulle differenze come valore. Insomma diverso è bello e visitando questi musei si capirà il perché. |
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Pubblicato il 2011-05-28 02:19:29.
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