Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares di Lugano La lunga stagione creativa dell’arcaico Aligi Sassu
In occasione del decimo anniversario della donazione alla Città di Lugano delle 362 opere di Aligi Sassu (realizzate tra il 1927 ed il 1995), atto compiuto unitamente alla moglie Helenita Olivares, l’omonima Fondazione ha dato avvio al progetto espositivo della mostra allestita dal 10 luglio 2006 al Museo Civico di Belle Arti nella splendida cornice di Villa Ciani. Un’esposizione che presenta una significativa selezione delle opere dell’artista milanese, protagonista dell’arte italiana del ventesimo secolo ed autore di 217 dipinti, 130 opere grafiche e 15 sculture. Il percorso espositivo si sviluppa attraverso una serie di esposizioni di carattere tematico-stilistico-cronologico che parte dalla produzione degli esordi Sassu futurista (1927/29), quella a cavallo degli anni Trenta Sassu primitivista (1929/31) e la serie raffiguranti gli Uomini rossi (2001), fino ad arrivare al Sassu realista (1932/44).
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Il grande caffè, 1939
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L’esposizione vuole anche offrire lo spunto per una lettura ed un’analisi dell’intera produzione dell’artista, allo scopo di mostrare attraverso un percorso cronologico e stilistico i differenti nuclei tematici esplorati durante tutta la sua vita. Dopo i lavori del periodo futurista, come il dipinto Uomo che si abbevera alla sorgente, opera che partecipò alla Biennale di Venezia del 1928, con I minatori Sassu riflette al meglio i precetti riassunti nel Manifesto “Dinamismo e riforma muscolare” scritto dallo stesso Sassu e da Bruno Munari nel quale si annunciava la nascita di nuovi “esseri che conservano ancora qualche forma umana ma hanno una nuova muscolatura, più potente e più dinamica, ottenendo forme dinamiche nuove e meccanizzandole anche in una visione sintetica antiprospettica”. Nel biennio a cavallo tra il terzo ed il quarto decennio del Novecento, Sassu affronta un linguaggio che si identifica con il “gusto dei primitivi”, orientato verso la rievocazione dei principi della tradizione e dell’arcaismo. Esempi di questo periodo sono il Nudo, accostato da certa critica ai nudi di Modigliani, ed una panoramica del paesaggio urbano lombardo (Viale Montenero e Paesaggio milanese). Un capitolo breve ma intenso nella formazione dell’artista è quello relativo al ciclo degli “Uomini rossi”: Dioscuri, argonauti, giocatori di dadi, calciatori, pugili, suonatori e pastori sono i temi privilegiati. Il colore rosso rappresenta una svolta per la pittura italiana degli anni Trenta in opposizione alla poetica del Novecento che esaltava il mito della classicità. Fra le opere esposte: Pugilatore e Giocatori di dadi. Non vanno tuttavia dimenticate altre importanti opere tematiche fra cui quelle dedicate ai Caffè (L’attesa, Il divano azzurro, Il Grande Caffè), le opere di denuncia fra cui spicca il dipinto Spagna. Tra i temi di carattere religioso ricordiamo Deposizione, Sortita di Cavalieri veneti a Famagosta (Biennale di Venezia del 1940), mentre fra quelle della “stagione del mito” spicca Primavera (del 1944). L’influsso esercitato dalla pittura spagnola si riflette nelle opere del ciclo delle tauromachie (Pase de Pecho e El Picador).
Il percorso espositivo si conclude con due dipinti raffiguranti i miti del Mediterraneo: Apparizione del 1978 e Parsifal e il Minotauro realizzato nel 1981. Un artista, Aligi Sassu, che attraverso la propria testimonianza ha voluto esprimere il “desiderio persistente di rappresentare la realtà nelle sue molteplici sfaccettature”.
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Materiale |
La lunga stagione creativa dell’arcaico Aligi Sassu |
saggistica |
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Autori |
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Mario T Barbero |
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Pubblicato su: Literary nr.10/2006 |
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