Dopo poco più di due anni dalla fortunata uscita di Delitto al Museo, Mario T. Barbero torna nelle librerie con un nuovo libro dal titolo Un’estate tardiva.
Con quest’opera, l’autore abbandona il suo filone preferito, quello giallo-thriller e si presenta ai suoi lettori con un romanzo drammatico. La vicenda ruota attorno alla vita di due personaggi molto diversi tra di loro ma legati da un’affettuosa relazione: Philip Mandelli, spericolato uomo d’affari che vive una vita frenetica lasciando poco spazio ai sentimenti a tal punto da affermare perentoriamente nel quinto capitolo: «Gli affari sono la mia vita...» e Denise Duvillard, affermata musicista, che avverte tutta la difficoltà insita nella ricerca di un rapporto finalmente stabile con Philip e l’impegno di crescere la figlia avuta dal suo ex marito. Difficoltà evidenti al punto che, come le fa dire 1’autore, «Ad essere soli si fa più fatica, perché bisogna portarsi dietro anche la propria ombra». Il destino costringerà entrambi a scavare dentro se stessi ed a chiedersi che cosa veramente conti di più, per loro, nella vita.
Il merito più evidente di Mario T. Barbero in questo romanzo è di riuscire a delineare molto bene i protagonisti cercando di penetrare nella loro psicologia, portando il lettore, senza che esso se ne accorga, ad immedesimarsi con i personaggi ed a porsi le stesse domande sul senso della vita e del dolore che si pongono Philip e Denise. Forse, in questo senso, il vero "messaggio" del romanzo è racchiuso nelle parole che Denise lascia in eredità a Philip ed a tutti noi: «...alzati, scendi dal monte e riprendi il canmlino senza paura, con semplicità, fino al compimenlo del tuo destino».
Mario T. Barbero sembra ricordarci, senza alcun moralismo, che il dolore non è mai fine a se stesso ma può in qualche modo avere un senso se riesce a farci capire che possiamo perdere tutto nella nostra vita tranne la nostra umanità. Nonostante la drammaticita e la complessità dei temi affrontati, che traspaiono già dal titolo del libro, il romanzo Un’estate tardiva ha il merito di non annoiare il lettore, riuscendo l’autore a catturare costantemente l’attenzione e conferendo al romanzo, anche grazie ai numerosi dialoghi ed alle ricercate citazioni, un ritmo abbastanza incalzante quasi paragonabile ad un romanzo giallo. Frequenti, poi, sono le descrizioni di luoghi e paesaggi in cui l’autore sembra quasi voler "dipingere" raffinati quadri a beneficio dei lettori. Significativo, in questo senso, l’incipit del romanzo: «Era un’estate tardiva. Solo le foglie della grande betulla davanti alla finestra avevano già assunto un vivace colore giallo-oro che contrastava con la corteccia bianchissima, distaccata in larghi lembi. Il cielo era di un azzurro meraviglioso e poiché la temperatura durante il giomo era abbastanza elevata al tramonto l’aria si manteneva ancora tiepida e dolce».
Merita un breve cenno anche la copertina: essa ritrae un bellissimo tramonto, melanconico e splendido al tempo stesso e la cosa singolare è che è stata ricavata da una foto scattata dall’autore proprio sul finire di un’estate in Costa Azzurra. Del resto, Mario T. Barbero ama definirsi un camaleonte non solo perché riesce a muoversi con uguale sicurezza nei vari generi di romanzo, ma anche perché gli piace cimentarsi in altre forme artistiche come la pittura e la fotografia.
(Paolo Allara)
Già il titolo, Un’estate tardiva, è molto intrigante. La bella stagione è dietro l’angolo con trepidanti aspettative e disincanti. Mario Barbero, torinese doc, questa volta abbandona il filone giallo e s’introduce in una storia tenera e intanto complessa. Un uomo e una donna sembrano vivere fianco a fianco, si amano ma non hanno spazio e tempo da riempire insieme. Nascono i primi sospiri e i primi ansiti del romanzo. Lui si chiama Philip, lei Denise. Lui è un pragmatico uomo d’affari introdotto dalla sua intelligenza operativa nel mondo esclusivo della city londinese. Lei è una violoncellista stregata dal romanticismi di Schubert, Mendelssohn e Dvorak. Lui viaggia da Londra a Hong Kong, dalla Francia al Sud Africa, da Oslo a Milano. Lei è una parigina stanziale in perenne attesa di accogliere Philip in una casa che sprigiona soprattutto amore. Entrambi sono reduci da matrimoni fallimentari. Lui si ostina a trastullarsi con piglio irriducibile tra titoli in borsa e business. Lei ripone ogni risorsa fisica e mentale, oltre che all’arte, nella figlia Elise avuta dal primo matrimonio. All’improvviso la presenza di un uomo che viene dal passato onnubila la serenità dei due amanti e imbratta, con formula sconvolgente, la vita di Denise. Lo fa con atto tanto traumatico quanto onesto. La vita di lei si trasforma in un inferno di attese e speranze. L’ombra dell’immunodeficienza acquisita esplode con conseguenze devastanti, s’insinua, si deforma e deforma, condiziona, inibisce e fa soffrire. È il momento delle profonde trasmutazioni. La forza d’animo della donna si oppone al destino e si impone come un esempio e una linea esistenziale da seguire. Le fa eco il ravvedimento dell’uomo che abbandona i tavoli ovali dove si discetta diinsider trading e che dà vita a una catarsi ancorché tardiva. Proprio come l’estate tanto sospirata. Mario Barbero muove i personaggi con sapienza ed eleganza, proprio come uno scrittore d’altri tempi in cui l’humanitas e la misura emergono con esemplare naturalezza.
(Angelo Caroli)
Pubblicato il 2011-05-19 11:59:51.
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