(Sillabe di Sale Editore 2016-pagg. 185-€.14,50)
Nella serie di racconti “Non appendere mai i pensieri all’attaccapanni”, Piero Partiti Presidente di una Casa Editrice nata da poco tempo ma già affermatasi nel difficile mondo editoriale italiano, si apre alla scrittura e si pone con questa sua prima fatica letteraria negli scomodi panni dell’Autore. Un vestito che, da quanto si può intravedere scorrendo l’opera in oggetto, gli sta a pennello, poiché nel tracciato di questi brevi ventisei descrizioni narrative Piero Partiti ci porta per mano a conoscere luci ed ombre dello spaccato umano, attraverso espressioni di gioie e di dolori, di amore, di vita e di morte, ma anche di situazioni paradossali e di puro umorismo. Un coacervo di sensazioni che culminano, a mio avviso, in quel gradevole quanto veritiero racconto che dà il titolo alla raccolta: poche pagine che lasciano però al lettore più attento molti spunti di riflessione su ciò che siamo o che crediamo di essere e su quanto sia importante, come diceva un famoso umorista, “rendersi conto per tempo quando il nostro cervello sta mettendo le ragnatele”.
Ma, al di là di queste considerazioni puramente accademiche, il libro di Partiti è di piacevolissima lettura, scorrevole, con una scrittura che permette lampi di informativa veloce sulla miscellanea di temi diversi fra loro, nei quali, comunque, appare evidente una reminiscenza proustiana nella ricerca di quel Tempo che sembra una costante irrinunciabile in alcuni passaggi nella prosa dell’Autore. Ma nel testo, come specificatamente espresso nel racconto dal titolo “Il romanzo perfetto”, c’è anche un sotteso richiamo alle inquietanti storie di un maestro del brivido come Edgar Allan Poe, dove il macabro si allea con il delitto, l’incubo con la follia, l’amore con la morte.
In conclusione, è sintomatico quanto l’Autore propone al lettore nella sua prefazione: “…Lasciando campo libero all’immaginazione del lettore il quale, giustamente, filtrerà le immagini che si creano secondo le sue esperienze. Non lo costringo ad immaginare ciò che non conosce. È libero di immaginare come meglio gli piace”.
Ed è un po’ questo il fil rouge che contraddistingue e mantiene viva la lettura di questa serie di racconti particolari e accattivanti, così veri e reali dall’inizio alla fine, dal primo all’ultimo.
Pubblicato il 2016-06-03 06:52:29.
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