“Beppe” Maffei: il pittore dell’Informale
di Mario T. Barbero
(Accumulazioni)
Dopo una lunga attività lavorativa alquanto diversa da quella artistica, Piergiuseppe Maffei da tutti chiamato “BEPPE”, da alcuni decenni è riuscito a trovare la giusta ispirazione per collocarsi in un ambito artistico piuttosto fuori dal comune, quello della pittura Informale, una corrente artistico-pittorica del secondo dopoguerra, nata proprio per contrastare quelle incertezze portare dalle devastazioni e dalle sofferenze della seconda guerra mondiale. Cosicché la pittura diventa informale e si sottrae al figurativo, alla geometria e al rigore matematico che caratterizzano l’Astrattismo.
Nella pittura Informale l’artista percepisce la propria incapacità di trasmettere messaggi e per fare fronte a questa nuova urgenza comunicativa utilizza i materiali più disparati. Una “corrente pittorica” che ha fra i suoi precursori artisti come Jean Fautrier, Jean Dubuffet, Alberto Burri, Franz Kline e Jackson Pollock, tanto per citarne alcuni.
Ma il mentore di Maffei per questo genere pittorico è stato Marco Piva, noto pittore torinese e allievo di Saroni, nel cui studio ha iniziato a cimentarsi con questa tecnica che gli sta dando molte gratificazioni.
(Un piatto di trippa)
Quella del Maffei si potrebbe anche definire come una pittura di “astrazione gestuale”, ovvero un “espressionismo astratto”: una pittura nella quale il colore viene fatto gocciolare spontaneamente, lanciato o macchiato sulle tele invece che applicato con attenzione. L’opera che ne risulta enfatizza l’atto fisico della pittura stessa.
E questo è un po’ il genere che ritroviamo nei quadri di “Beppe”, vale a dire lo spontaneo sgorgare dei propri sentimenti che l’autore materializza sulla tela, dandone una interpretazione di sicuro effetto cromatico e comunicativo che lascia una traccia indelebile nella mente e negli occhi del visitatore.
(Temporale)
E le riproduzioni suesposte ne danno seppur in minimo cenno un significativo esempio dei lavori di Maffei in questa sua nuova corrente pittorica.
Tuttavia, la carriera artistica di "Beppe" Maffei non è solo legata al l’Informale, perché nei decenni passati si è dedicato alla pittura ad acquerello, quadri aventi come soggetto la natura morta (ritratti di frutta, fiori, pesci e oggetti di vario tipo) e, ancor prima, sotto la guida di un Maestro come Vincenzo Gatti, notissimo incisore e titolare della Cattedra di Incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Torino di cui è stato direttore. Da Gatti, "Beppe" ha imparato l’arte del tratteggio per acquisire la sicurezza del segno assorbendo le nozioni relative alle varie techiche di pittura.
Come è possibile rilevare dalle presenti note, Maffei in questa sua "seconda vita" è riuscito, tramite la tavolozza, ad esprimere il suo intimo ed a dare un senso compiuto ad una passione mai sopita che da sempre lo pervadeva e che, ora, è esplosa in tutta la sua essenzialità.
Pubblicato il 2016-07-24 03:59:26.
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