NOTIZIA: COME, PERCHE’
Una speranza in più , la strada tracciata da Aurora, la bambina più buona d’Italia
Quando uscirà questo numero del giornale le vacanze, per la maggior parte di noi, saranno solo più un ricordo.
I mesi si luglio e di agosto, tuttavia, non sono stati avari di notizie.
Anzi, tra le molte di esse va ricordata quella del piccolo Charlie, il bambino inglese condannato da una malattia rara che ha diviso il mondo tra i sostenitori dei suoi genitori e quelli che erano un linea con i medici del più famoso centro clinico pediatrico di quello Stato, che volevano porre fine al sue sofferenze.
Una decisione molto contrastata supportata anche dalle autorità giudiziarie inglesi e ribadita dall’alta corte europea alla quale, in un disperato tentativo, si erano rivolti i genitori per ottenere una revisione della decisione assunta dalla magistratura .
La vicenda è tristemente nota e ad essa anche il Vaticano, il Papa e lo stesso Presidente degli Stati Uniti Trump, avevano offerto delle vie alternative, mentre la gente comune si era stretta attorno a questa famiglia, raccogliendo una generosa somma di denaro, finalizzata ad eventuali interventi clinici all’estero.
Tutto è finito, come è noto, con l’unica positività dell’accaduto grazie all’istituzione di un fondo per la ricerca istituito per casi simili a quello del piccolo Charlie, per volontà suoi stessi genitori.
Si è aperto così di nuovo il dialogo se lo Stato deve o può intervenire in casi simili, decretando il fine vita, considerando le varie situazioni a partire da quella di Eluana Englaro e di altri casi che hanno riscontrato la ricerca della morte dolce (a pagamento), in altri Stati, come quello della Confederazione Elvetica.
La posizione più equilibrata sembra essere quella della Chiesa che non incoraggia l’accanimento terapeutico , ma lascia aperte le strade della misericordia, del sapere scientifico e di quel sentimento così difficile da interpretare, che é l’amore dei genitori per la loro creatura.
Personalmente ho visto in diverse occasioni, persone assistite e seguite in strutture socio- assistenziali in stato vegetativo dal personale preposto, con dedizione ed affetto, lasciando aperta la porta della speranza in un possibile, seppure imprevedibile, miglioramento.
Forse è la speranza, forse è la fede, forse è la credenza che, come è avvenuto il tragico evento, un domani potrebbe essercene un altro riparatore in grado di restituire un po’ di fiducia in chi è stato colpito così duramente negli affetti più cari.
Rimane certamente difficile mettersi, “ nei panni dell’altro “, quando capitano certi fatti e si apprendono notizie così drammatiche, specie in una società così egoista che, come ho osservato realmente, di fronte ad un morto sulla spiaggia, prosegue il suo rito di balneazione, come se nulla fosse accaduto.
Oppure come quello di quell’autoambulanza , incastrata tra altre macchine, obbligata ad effettuare molte manovre perché gli automobilisti e i motociclisti chiedevano con insistenza “ strada “ suonando i clacson, incuranti di quanto stava avvenendo.
Per non parlare dei pestaggi, con morto, nelle discoteche in Spagna e in Italia, davanti a spettatori incapaci a reagire mostrando almeno un sussulto di umanità.
La notizia più bella, invece, nonostante la triste conclusione, viene da Padova da quella bambina sempre sorridente mancata per una male incurabile che aveva ricevuto il premio della Bontà di Sant’Antonio perché aveva donato il suo salvadanaio all’Onlus “Team For Children” che aiuta bambini in difficoltà.
Aurora, questo è il nome della bambina più buona d’Italia è stata un esempio per tutti, perché coraggiosa, brava anche negli studi che è riuscita a compiere nonostante il suo male, sempre sorridente e di conforto per i suoi genitori, quasi a dimostrare che il suo nome è foriero di un avvenire migliore.
Un’aurora, appunto, dopo tante tenebre per un avvenire diverso che, con le prime luci dell’alba, segna l’inizio di un nuovo giorno e forse anche di una nostra rinascita.
Renato Celeste
Pubblicato il 2017-09-12 11:32:59.
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