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Ciclo di appuntamenti in occasione della mostra
PER UN FILO DI SETA. 1867, l’Italia in Giappone
Mercoledì 27 settembre2017 ore 18
Filatoio di Caraglio, così nasce un filo di seta
a cura di Aurelio Toselli
Studio Toselli, progetto di restauro e allestimento del Filatoio Rosso di Caraglio
MAO Museo d’Arte Orientale
via San Domenico 11 �C Torino
Prosegue il ciclo di incontri al MAO Museo d’Arte Orientale dedicati alla mostra Per un filo di seta e più in generale al Giappone e al “filo di seta” quale elemento fondamentale del legame tra l’Italia e il Giappone.
La conferenza dedicata al Filatoio Rosso di Caraglio offre uno sguardo su un aspetto affascinante e poco conosciuto della storia piemontese nel quale si intrecciano il lusso della corte di Luigi XIV e la lungimiranza di Carlo Emanuele II di Savoia, l’intraprendenza della borghesia industriale piemontese e i sempre più stretti rapporti con l’Estremo Oriente, innovazioni tecnologiche e spionaggio industriale, bozzoli e broccati.
Ad avviare la costruzione nel 1676 fu infatti la famiglia di filatori bolognesi Galleani, chiamati nel 1667 dai Savoia per impiantare il primo torcitoio idraulico e sviluppare una tecnologia capace di rivoluzionare i sistemi di lavorazione. In una posizione strategica capace di assicurare energia idraulica, manodopera e un microclima perfetto per la coltivazione dei gelsi, i Galleani edificarono in soli 24 mesi questa grande “fabbrica” aulica, attiva fino agli anni Trenta del Novecento.
Le valenze storico-architettoniche del Filatoio, che risentono dell’opera di Castellamonte, sono state recuperate e valorizzate dagli imponenti interventi di restauro avviati nel 1999. Inaugurato nel 2001 il Filatoio, definito dal Consiglio d’Europa “il più insigne monumento storico-culturale di archeologia industriale in Piemonte”, è oggi il più antico setificio rimasto in Europa, l’unico con i macchinari dell’intero ciclo di produzione, testimone di una straordinaria avventura tecnologica, industriale e umana.
Banco di prova per lo sviluppo di un sistema proto-industriale oltre un secolo prima della Rivoluzione Industriale, il Filatoio è indissolubilmente legata alla politica economica di casa Savoia che seppe cogliere la crescente domanda di filo di seta di qualità, in particolare da parte della corte francese. Carlo Emanuele II e i suoi successori promossero e sostennero l’impianto di moderni opifici, lo sviluppo di nuove tecnologie, di una vera e propria filiera e di una sorta di disciplinare a tutela della qualità, facendo del Piemonte il maggior centro europeo per la produzione e la filatura della seta e dell’organzino piemontese, finissimo e resistente, la seta più raffinata del continente.
Il racconto dell’arch. Aurelio Toselli, responsabile dei restauri del Filatoio, attraversa secoli di storia e di memorie che si riallacciano alle testimonianze raccolte nella mostra PER UN FILO DI SETA.1867, l’Italia in Giappone attualmente in corso al MAO Museo d’Arte Orientale di Torino. Fu infatti l’epidemia di pebrina, che a metà Ottocento colpì gli allevamenti di bachi di tutta Europa, a indurre i setaioli italiani, in particolare piemontesi e lombardi, ad affrontare l’avventuroso viaggio per approvvigionarsi di bachi giapponesi instaurando per primi un importante rapporto di fiducia e conoscenza col Paese del Sol Levante.
Ingresso libero all’incontro fino esaurimento posti disponibili.
Distribuzione di tagliandi gratuiti, massimo due a persona, a partire da mezz’ora prima dell’inizio dell’appuntamento.
PROSSIMO APPUNTAMENTO
Venerdì 29 settembre2017 ore 18
Lucca una città di seta.
Produzione, commercio e diffusione dei tessuti lucchesi nel tardo Medioevo
Presentazione del libro di Ludovica Rosati e Ignazio Del Punta conprefazione di Luca Molà.
Saranno presenti gli autori, Luca Molà, dell’European Univerity Institut di Firenze, Andreina Galleani D’Agliano, direttrice del Filatoio Rosso di Caraglio e Francesca Fazzi, maria pacini fazzi editore.
PER UN FILO DI SETA. 1867, l’Italia in Giappone.
Fino al 1 ottobre 2017
a cura di Teresa Ciapparoni La Rocca
in collaborazione con MAO Museo d’Arte Orientale e Link Japan 4 Events
Con il patrocinio di:
Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale
Consolato Generale del Giappone a Milano
Fondazione Italia Giappone
Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi
Società Geografica Italiana
Mostra inserita tra le celebrazioni ufficiali del 150° Anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia con il riconoscimento dell’Ambasciata del Giappone in Italia.
Una mostra dedicata all’apertura dei rapporti fra Italia e Giappone nella seconda metà del 1800, quando militari, diplomatici e commercianti, per lo più piemontesi e lombardi, affrontarono le difficoltà del viaggio e di un paese dove erano in atto rivolgimenti politici e sociali che lo resero da feudale a moderno in un quarto di secolo. Di particolare interesse sono le testimonianze lasciate da alcuni setaioli piemontesi procacciatori di seme-bachi, ossia uova di baco da seta, che in quegli anni sfidarono innumerevoli difficoltà per difendere il prestigio dell’industria serica italiana. Tra questi vanno ricordati il Cav. Pietro Savio di Alessandria e Giovanni Battista Imberti di Racconigi che scrissero rispettivamente un prezioso diario e una raccolta di memorie.
Straordinario rilievo ebbe la figura di Vittorio Sallier de La Tour per il ruolo fondamentale svolto nel consolidarsi dei rapporti tra l’Italia ed il Giappone.
Nei libri che si sono conservai fino a noi - ricchi di disegni, di carte geografiche, di incisioni - si trovano testimonianze delle fatiche di questi viaggi avventurosi. In un’epoca dove la maggior parte delle persone nasceva e moriva senza spostarsi mai, il fascino per l’esotico li induceva ad acquistare vari oggetti, a volte persino piccoli animali, da riportare in patria come souvenir molto speciali per quel gusto orientale, quel “giapponismo”, che di lì a poco avrebbe affascinato tutta l’Europa.
Lungo il percorso di visita, a guidarci alla scoperta di quelle vite avventurose, troveremo vecchie fotografie, immagini dell’Imperatore Meiji, xilografie (in uno splendido nishiki-e è raffigurato l’arrivo della delegazione italiana guidata da Sallier de La Tour a Maebashi nella Prefettura di Gunma) disegni (bellissimi gli schizzi di Madame Sallier de La Tour ritraenti le persone che incontrò nel 1869), porcellane e documenti inediti concessi dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, compreso il primo trattato di commercio e amicizia italo-giapponese.
INGRESSO ALLA MOSTRA COMPRESO NEL BIGLIETTO DEL MUSEO
Il prezioso filo di seta dei kimono collega idealmente la mostra al MAO Per un filo di seta con la mostra Y kimono now al Filatoio Rosso di Caraglio e all’esposizione al Castello di Racconigi, dando vita a un unico suggestivo racconto.
Al MAO fino al 1 ottobre è esposto un kimono in seta in cui i colori e l’apparato decorativo esprimono perfettamente sia il rapporto profondo che in Giappone lega uomo e natura, in quanto principale fonte di ispirazione per la letteratura e l’arte, sia i radicati significati simbolici dei decori, sia l’influenza dell’Art Deco che segnò la produzione artistica giapponese del periodo Taishô (1912-1926).
Inoltre, finoal 5 novembre 2017 i possessori del biglietto d’ingresso della Fondazione Filatoio Rosso di Caraglio entrano con biglietto a tariffa ridotta al MAO Museo d’Arte Orientale e viceversa.
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Raffaella Bassi
Comunicazione e Ufficio Stampa - MAO Museo d’Arte Orientale
Fondazione Torino Musei
Via San Domenico 9
10122 Torino
T. +390114436919
F. +390114436918
e-mail: raffaella.bassi@fondazionetorinomusei.it
mario t. barbero
Pubblicato il 2017-09-27 09:00:21.
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