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Sconfiggere il disagio della solitudine
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ANALISI   E  FATTI  SOCIALI

Sconfiggere il disagio della solitudine con una adeguata terapia relazionale: un antidoto per le persone anziane e per quelle più giovani , attraverso il dialogo e rapporti costruttivi

 

I  nostri tempi hanno un bisogno continuo di relazioni.

Clinicamente parlando, l’invecchiamento risente della solitudine e quindi diventa una porta spalancata verso la depressione, che induce ad avere sfiducia nella vita e in un futuro migliore.

Il dialogo diventa difficile e si incomincia a pensare di essere diventati inutili, quando non un peso,

per chi ci sta accanto.

Sfiducia, malinconia, tristezza, diventano usuali in una situazione di isolamento e non si intravedono per il futuro delle migliori aspettative.

Le medicine, in questi casi, fanno quello che possono, mentre cresce l’attesa per chi ha ancora qualcuno che si ricorda di noi e dei tempi passati quando si era prestanti, pieni di energie e di voglia di fare .

I sacrifici non pesavano più di tanto anche perché avevano l’obiettivo di far star meglio i nostri cari e, in caso della presenza di figlioli, di procurare loro un avvenire sicuro rinunciando se era il caso a delle cose ritenute superflue.

Purtroppo, con il passare degli anni,  ci si accorge di iniziare a percorrere una parabola discendente e si constata che le visite  dei  parenti  e delle persone amiche, diventano  sempre più rare aumentando la sensazione di quel disagio  solitamente manifestato, da un atteggiamento di chiusura verso gli altri

Una chiave per fermare questa cronica  situazione diventa il dialogo e l’intensificazione delle relazioni che si attendono forse ancor più del medico o dell’infermiere, che sono in grado di lenire le nostre sofferenze fisiche, ma non sempre quelle legate alla solitudine e al bisogno di sentirsi ancora utili e di contare qualcosa.

In queste condizioni, la persona anziana soffre ancora di più e  si aggrappa al baluardo del denaro e delle cose possedute, per testimoniare la propria efficienza nella consapevolezza che  la stessa, non viene più considerata tale.

Anche molti giovani di oggi, tuttavia, soffrono di solitudine e al dialogo reale, preferiscono quello virtuale, affidandosi alla tecnologia e all’anonimato dei mezzi mediatici  con il rischio di incorrere  in brutte avventure, non sempre facili da risolvere specie sotto il profilo psicologico.

Per arginare questo fenomeno occorre, come detto, avere un dialogo  con maggiori relazioni  specie in  famiglia  anche se, in molti casi, la stessa non esiste più per via delle separazioni e dei divorzi.

Sono quei fenomeni che rilevano che, alla base, c’è solo un mero contratto tra due parti  risolvibili alla stregua di quelli economici di fronte alle prime difficoltà, pronunciando quella frase infelice: “ ti voglio bene, ma non ti amo più “.

E, se ci sono dei figli, i problemi si acuiscono creando quell’isolamento giovanile  che andrebbe rimosso intessendo relazioni sociali nelle varie realtà di gioco, di scuola, di lavoro.

Quanto affermato è certificato dalle indagini “ dell’American Psychological Association”, che rilevano la necessità di stare con gli altri per far fronte alle difficoltà (resilienza, ndr), al fine di sconfiggere la solitudine.

Un male  facile da diagnosticare, ma difficile da curare se non con dei rapporti positivi, perché come tutte le terapie, il loro successo dipende dalla qualità dei rapporti che si riescono a costruire non esclusi quelli  che si instaurano tra medico e paziente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Renato Celeste

 

 

 

                               



Pubblicato il 2017-12-01 09:41:54.
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alessandro.marchisio@gmail.com