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Esposizione lame giapponesi
Martedì 6 marzo 2018, ore 18
LA SPADA NELL’UKIYO-E
Incontro con Alberto Roatti
socio fondatore dell’I.N.T.K., già Presidente dell’associazione e ora Presidente Onorario
L’esposizione permanente del MAO presenta una nuova selezione di lame giapponesi grazie alla collaborazione con INTK (Itaria Nihon Token Kyokai), l’Associazione Italiana per la Spada Giapponese. A partire da martedì 6 marzo nella nuova esposizione al pubblico si potranno ammirare, mai esposte prima, 5 token (spade giapponesi forgiate con metodo tradizionale), katanae wakizashi con le rispettive montature.
Le lame presenti nella vetrina sono di notevole qualità e pregio; la loro creazione si individua tra l’inizio del XIV secolo e la metà del XIX, quella più antica è una katana forgiata intorno al 1300.
Sarà possibile notare lame di scuola Soshu e Bizen che in fase di forgiatura riproducono sulle superfici non temprate (hada) le venature lunghe tipiche del legno, oppure piccoli nodi di legnoallungati, mentre sul tagliente (hamon) viene evidenziata una linea a onda lunga conparticelle brillanti, oppure motivi aforma stilizzata.
I foderi, quasi tutti di periodo Edo – tra XVIII e XIX secolo – sono di legno di magnolia laccato di vari colori, si noti in particolare un bellissimo fodero di tachi da parata di colore bronzo recante i disegni della famiglia del samurai (mon).
A corredo, vi sono dei coltellini e spilloni (kogatana e kogai) per gli usi quotidiani.
Martedì 6 marzo 2018 alle 18 propriole spade saranno il tema principale dell’incontro con Alberto Roatti.
Quasi tutti i grandi artisti che illustrarono lo splendido periodo di fioritura dell’ukiyo-e (immagini di un mondo fluttuante) non mancarono di cimentarsi nella rievocazione delle figure eroiche della storia giapponese, tra mito e realtà. La spada, la terribile e bellissima katana, diventava protagonista nella narrazione di imprese storiche, di pièces teatrali, di fatti di cronaca sanguinosi, di allucinanti storie di fantasmi…
Una selezione di famose stampe ove le katana sono al centro dell’attenzione dell’artista verrà presentata al MAO a cura della INTK, in concomitanza con la rotazione di spade giapponesi nella vetrina della Galleria Giapponese al secondo piano del Museo.
Alberto Roatti(Bologna 1940) francesista per studi ma specialista per passione, cultore appassionato e grande conoscitore delle tôken (spade giapponesi) da più di quaranta anni, nutre un particolare amore per le arti figurative. Socio fondatore dell’I.N.T.K., Presidente per alcuni anni, è ora Presidente Onorario.
La I.N.T.K. è una associazione culturale senza scopo di lucro fondata a Bologna nel 1990 i cui scopi principali sono lo studio delle lame giapponesi, intese come oggetti d’arte e non come oggetti “bellici”, e la diffusione della conoscenza delle token. L’I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone a Milano, la Japan Foundation a Roma e la NBTHK (Nihon Bijutsu Token Hozon Kyokai, Società per la Conservazione della Spada Giapponese) a Tokyo.
Al termine dell’incontro il pubblico potrà accedere alla Galleria Giapponese del MAO per ammirare le lame esposte. Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili
Tagliandi disponibili a partire dalle 17.30, max due tagliandi a persona.
APPROFONDIMENTO Lame e montature giapponesi
In generale le spade giapponesi si dividono in tre categorie in base alla lunghezza della lama: katana o tachi sopra i 60,6 cm, wakizashi fra 30,3 e 60,6 cm, tanto sotto i 30,3 cm. Katana e tachi si distinguono essenzialmente per la posizione della firma del forgiatore sulla lama e per il modo di portare l’arma. La prima è infilata nella cintura col filo verso l’alto; la seconda sospesa col filo verso il basso. Il samurai era solito portare una coppia di lame composta da una spada lunga e una corta: in armatura si usavano tachi e tanto, in abiti civili katana e wakizashi. Una coppia di lame con uguale montatura (koshirae)prende il nome di daisho.
Gli elementi fondamentali delle koshirae sono l’impugnatura, il fodero e la guardia. L’impugnatura (tsuka) è di solito rivestita della pelle conciata di razza e ricoperta da una fettuccia di tessuto intrecciato; il fodero (saya) in legno di magnolia viene laccato per proteggere la lama dagli agenti atmosferici e si presta a elaborate decorazioni; la guardia (tsuba) in lega metallica può essere lavorata a traforo e/o minuziosamente decorata ricorrendo a molteplici tecniche. Talvolta le montature presentano altri accessori (tosogu), che comprendono piccoli strumenti di metallo inseriti nello spessore delle pareti del fodero quali il kogatana – un coltellino – e il kogai – uno spillone. Se il kogai è diviso in due viene chiamato waribashi e si usa come bastoncini per il cibo.
La superba qualità delle lame giapponesi dipende dalla selezione delle materie prime e dall’avanzata tecnica di lavorazione. Il primo passo consiste nella trasformazione della sabbia ferrosa in acciaio, all’interno di una fornace di creta. Il materiale così ottenuto viene frammentato in blocchi; il maestro forgiatore seleziona quelli col più alto contenuto di carbonio e li forgia ripiegandoli ripetutamente – dalle 12 alle 14 volte. Successivamente questi blocchi (di solito da 2 a 5) vengono assemblati in modo da formare un unico panetto che viene lavorato e allungato per martellamento fino a definire la sagomatura della lama. Quando il forgiatore ottiene la forma desiderata procede con la tempra, durante la quale l’acciaio viene coperto con terre refrattarie di vari spessori, poi riscaldato a elevata temperatura e immerso in acqua fredda. Questo procedimento porta alla formazione di due stati metallici di diversa resistenza e flessibilità. Segue la fase di politura a mezzo di pietre con differenti capacità abrasive, fino a ottenere la lucidatura finale.
La guardia (tsuba) è generalmente di ferro con varie lavorazioni a traforo, a seconda delle scuole, e con inserti in oro e argento. L’elsa (tsuka), anch’essa in legno di magnolia, è ricoperta da una pelle di razza levigata e rivestita di tessuto intrecciato di seta o più raramente da cuoio, ed è corredata da entrambi i lati con oggettini metallici (menuki) in ferro dorato utili ad aumentare la presa, generalmente rappresentanti animali (drago, gallo). Alle sue estremità, l’elsa è chiusa da due oggetti metallici – pomello e fascetta (fuchi e kashira) – che riprendono motivi e stili della guardia.
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MAO Museo d’Arte Orientale
Via San Domenico 11, Torino
Il Museo Un viaggio in Oriente. Oltre 2200 opere provenienti da diversi Paesi dell’Asia, dal IV millennio a.C. fino al XX d.C., raccontano cinque diversi percorsi per cinque diverse aree culturali: Asia meridionale, Cina, Giappone, Regione Himalayana, Paesi Islamici dell’Asia. Culture millenarie distanti e poco conosciute si avvicinano al pubblico. Il MAO, invita ad un viaggio affascinante di scambio, scoperta e conoscenza.
Info t. 011.4436927 – e-mail mao@fondazionetorinomusei.it - sito www.maotorino.it
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Orario mar-ven h 10 -18; sab-dom h 11 – 19; chiuso lunedì. La biglietteria chiude un’ora prima.
Tariffe Intero € 10, ridotto € 8, gratuito fino ai 18 anni e abbonati Musei Torino Piemonte
Ufficio stampa Raffaella Bassi t. 011 4436919 | 340 3739197 raffaella.bassi@fondazionetorinomusei.it
______________________________________________________________________________________mario t. barbero
Pubblicato il 2018-03-06 09:22:35.
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