I CONCERTI 2019-2020
Daniel Oren sul podio dell’Orchestra del Regio inaugura la Stagione dei Concerti
Julia Hagen violoncello solista
Teatro Regio, 26 ottobre 2019 ore 20.30
Sabato 26 ottobre alle ore 20.30 Daniel Oren, sul podio dell’Orchestra del Teatro Regio, inaugura la Stagione de I Concerti 2019-2020, solista la violoncellista tedesca Julia Hagen. In programma, due tra le più suggestive composizioni per violoncello e orchestra: Kol Nidrei di Max Bruch e il Concerto in si minore op. 104 di Antonín Dvoøák, cui segue una pagina interamente orchestrale con la Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64 di Pëtr Il’iè Èajkovskij.
Alla guida dell’Orchestra c’è Daniel Oren; il maestro israeliano, che da più di 40 anni ha legato in modo speciale la sua carriera all’Italia, è regolarmente ospite al Teatro Regio, dove in questa apertura di Stagione artistica è impegnato anche nel secondo titolo del cartellone operistico, Tosca.
Appena ventiquattrenne, Julia Hagen è protagonista di una carriera in piena ascesa; dopo gli studi al Mozarteum di Salisburgo, all’Università di Vienna e all’Università delle Arti di Berlino, si è perfezionata sotto la guida dei più importanti violoncellisti: Gautier Capuçon, Gábor Takács-Nagy, Pamela Frank, Lawrence Power, Nobuko Imai, Torleif Thedéen, Laurence Lesser e Claudio Bohorquez. Vincitrice nel 2016 dei premi Benedetto Mazzacurati di Torino e Nicolas-Firmenich Prize della Verbier Festival Academy, negli ultimi due anni ha firmato la sua prima incisione e debuttato sui principali palcoscenici mondiali.
L’Adagio per violoncello e orchestra Kol Nidrei è una delle composizioni più poetiche e intime di Max Bruch, composto nel 1880 per il più celebre violoncellista dell’epoca, Robert Hausmann; prende titolo e spunto melodico dalla liturgia ebraica dello Yom Kippur, il solenne giorno di espiazione, la cui cerimonia si apre proprio con la dichiarazione in lingua aramaica Kol nidrei (che significa “tutte le promesse”), intonata dal cantore. Bruch, di fede protestante, rimase affascinato dalla linea melodica, che adottò come tema conduttore del violoncello, una melodia in re minore di struggente bellezza accompagnata da delicati interventi orchestrali; di variazione in variazione, il canto si apre poi alla tonalità maggiore, più luminosa ed eterea, del secondo tema, anch’esso citazione di melodie ebraiche.
La suggestione dei temi tradizionali torna nel secondo brano in programma, il Concerto in si minore op. 104 di Antonín Dvoøák. Ultimo dei concerti del compositore boemo, scritto durante il suo soggiorno newyorkese tra il 1894 e il 1895, può essere considerato una sintesi del credo artistico di Dvoøák; sonorità e ritmi centro europei si fondono con suggestioni nuove, il tutto incastonato nella perfetta forma classica. Proprio alla sua esperienza americana il compositore fu debitore dell’ispirazione; a parte un abbozzo giovanile, rimasto incompiuto, Dvoøák non sembrava infatti assolutamente interessato a scrivere un concerto per violoncello, non avendo grande stima del suo timbro, che giudicava “nasale” nel registro acuto e un “brontolio” in quello grave. Cambiò radicalmente opinione dopo aver ascoltato il Concerto di Victor Herbert, suo collega al Conservatorio di New York. Scrisse così quella che oggi è considerata una delle principali opere per violoncello, dedicata all‘amico e virtuoso dello strumento Hanus Wihan; da questi Dvoøák accettò alcuni spunti, ma rimanendo fedele alla propria idea originale e del tutto unica. Il concerto, che non ha la consueta cadenza prima del finale, raggiunge così un perfetto equilibrio tra virtuosismo del solista e dimensione lirica ispirata a un continuo dialogo con l‘orchestra.
Pochi anni prima, nell’estate 1888, un Èajkovskij sulla soglia di una crisi artistica, tacciato di mancanza di ispirazione, componeva a tempo di record la sua Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64. Alla prima esecuzione, diretta dall’autore stesso, l’opera sembrò essere un fiasco: accolta con indifferenza dal pubblico e con perplessità da colleghi illustri, Èajkovskij stesso si convinse della sua mediocrità. Considerata oggi una tra le pagine più alte della sua produzione, il lavoro è invece frutto della geniale intuizione dell’utilizzo ciclico di un tema che diventa generatore dell’intera composizione: motivo che l’autore descrisse in alcuni appunti come «totale sottomissione al destino – oppure, il che è uguale – agli imperscrutabili disegni della Provvidenza». Presentato in apertura da archi e clarinetti con un motivo cupo e rassegnato, il tema percorre tutti e quattro i movimenti, sviluppandosi e variando tra reminiscenze popolari e accenni di tempi di danza, acquistando di ritmo e di grandiosità fino a culminare nel teatralissimo e ridondante finale: un trionfo dal sapore così eccessivo che lascia all’ascoltatore il dubbio se si tratti di una vittoria autentica o, piuttosto, di una tragica menzogna.
I biglietti per tutti i concerti sono già in vendita. Interi: primo settore € 30; secondo settore € 28; terzo settore € 26. Ridotti: € 27, 25, 23 (riservati agli over 65 e agli abbonati alla Stagione d’Opera e Balletto 2019-2020). Per gli under 16 l’ingresso è gratuito e per gli accompagnatori adulti è previsto un biglietto a € 20; i posti riservati a questa iniziativa sono limitati. Per gli under 30 e per i giovani che rientrano nella 18app, i biglietti, per qualsiasi settore, costano € 15. La Biglietteria del Teatro Regio è aperta da martedì a venerdì ore 10.30-18 e sabato 10.30-16 - Tel. 011.8815.241/242. I biglietti possono essere acquistati anche presso: Infopiemonte-Torinocultura (via Garibaldi n. 2), on line su www.teatroregio.torino.it senza costi aggiuntivi e su www.vivaticket.it, e telefonicamente con carta di credito al numero 011.8815.270 (da lunedì a venerdì ore 9-12) o al Call center Vivaticket - Tel. 892.234.
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Torino, 15 ottobre 2019
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mario t. barbero
Pubblicato il 2019-10-15 02:10:38.
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