Dante Alighieri: un uomo del suo tempo
Alessandro Barbero "Dante" - Ediz. Laterza
(€ 20,00-pagg. 361)
Le celebrazioni dei settecento anni della morte di Dante Alighieri avvenuta a Ravenna nel settembre 1321 mentre era in esilio, vedono la pubblicazione della sua biografia “ Dante” (€uro 20,00 p. 361) pubblicato da Editori Laterza, scritta dallo storico Alessandro Barbero, basandosi su un’ampia e rigorosa documentazione, in cui è analizzato non tanto il poeta quanto l’uomo del suo tempo. Sono messi in luce anche le lacune e i silenzi riguardanti interi periodi della sua vita, esponendo gli argomenti a favore o contro le differenti ipotesi, consentendo così ai lettori e alle lettrici di formulare una loro ipotesi in merito. Lo storico, grazie anche a una scrittura scorrevole e incisiva, ritrae Dante in tutte le sue sfaccettature: il ragazzo figlio di un usuraio che aspira a entrare nella cerchia dei nobili e dei letterati, dedicandosi allo studio e alla poesia, grazie alle rendite di cui godeva. La dedizione allo studio e alla poesia non lo allontanò dalla vita politica, in cui s’immerse pienamente, aderendo alla parte guelfa e non disdegnando l’uso delle armi. L’11 giugno 1289 lo vede partecipare alla battaglia di Campaldino fra guelfi fiorentini e ghibellini aretini, cui partecipò come feditore, cioè faceva parte del gruppo di cavalieri che si sarebbero scontrati per primi con il nemico. Prosegue poi il percorso politico arrivando alla carica di priore e confrontandosi con il lato oscuro della politica, vedendo la purezza degli ideali sporcata dalla corruzione e dall’odio di partito, di cui subirà le conseguenze, quando la fazione guelfa dei bianchi cui aveva aderito, sarà sconfitta dai neri, determinandone l’esilio accusato di malversazione. Lo storico sottolinea che se è vero che il processo celebrato in contumacia contro di lui fu di natura politica, le accuse nei suoi confronti non erano del tutto infondate. Certamente Dante non agì per lucro privato ma è molto probabile che quando si trovò al governo accettò di fare qualche pressione nell’interesse della fazione bianca, per evitare che un certo incarico fosse affidato alla persona sbagliata o per assicurare un finanziamento agli amici. Barbero segue il poeta nell’esilio, dove alterna la composizione della “Divina Commedia” vista come possibilità di acquisire fama, uscire dalla povertà e dalla crisi che attanagliava la sua vita, ai tentativi insieme agli altri guelfi bianchi esuli di ritornare a Firenze, Falliti questi tentativi, deciderà di fare parte per se stesso, fino alla tappa finale del suo peregrinare, Ravenna.
Claudio Ozella
Pubblicato il 2021-03-28 15:42:23.
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