IMMUNITA’ DI GREGGE?
Un traguardo che dovrebbe far posto alla cura di altre patologie
Oggi non si parla e si scrive di altro: c’è una smania a farsi inoculare il vaccino “no-covid e varianti “, per raggiungere l’obiettivo dell’immunità di gregge.
Meglio sarebbe dire di gruppo, anche perché il gregge richiama la figura di un pastore che, ad essere sinceri, scarseggia mentre le pecore si incrementano !
E’ un po’ come la moda: tutti la scimmiottano, pochi la interpretano come una manifestazione dell’autostima(cfr.Raffaele Morelli).
Il noto psichiatra, fondatore dell’Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, si discosta dal comportamento collettivo per ribadire la necessità di uno stile di vita individuale.
Purtroppo , anche quelli non più giovani, emulano atteggiamenti non appropriati alla loro età manifestando un comportamento di tendenza, rendendosi ridicoli.
Tornando al vaccino ,in tanti riemerge quel desiderio innato di libertà per riprendere la vita come e più di prima,magari con l’obiettivo di andare in vacanza il prima possibile, dicendo basta a restrizioni e presagi funerei.
Quanto appena affermato,tuttavia, fa parte di una logica( politica?)che sovverte un equilibrio che dovrebbe far riflettere specie alla luce dei fatti,considerando il diritto-dovere a dover essere vaccinati per sé e per gli altri.
Un ragionamento che si complica , ma lascia spazio ad altre osservazioni: è tempo che gli ospedali e le case di cura ,riprendano il loro ruolo istituzionale per la cura e l’assistenza di tutti i malati e non solo quelli affetti dalle patologie del Covid.
Si tratta, ad esempio, di quei pazienti che abbisognano di esami strumentali,di interventi chirurgici minori, allontanando il timore del ricovero per timore di contrarre quel terribile virus .
Per non dire di quei malati che necessiterebbero di un intervento salva-vita,procrastinato dagli stessi per la stessa-paura,con un risultato a volte davvero infausto.
Quale potrebbe essere allora una soluzione così come paventata dalla gente comune e non solo ?
Una priorità, cessata l’emergenza, dovrebbe essere il ritorno alla normalità restituendo ai vari reparti ospedalieri il personale idoneo, eventualmente incrementato e non più assorbito per un’ unica patologia.
Poi, lasciare i pazienti con problematiche infettive nel reparto a loro destinato, se esistente, con le caratteristiche per le quali era sorto (come, ad esempio, l’ospedale S.Spirito di Casale).
Dare la possibilità, infine, di poter tornare, (salvaguardando le precauzioni del caso)negli orari consentiti, dai propri cari o dalle persone sole ricoverate nei reparti
“no Covid “, a famigliari, associazioni di volontariato etc.
Un ritorno, insomma, alla normalità se si vuole davvero instaurare un clima di fiducia collettivo, ben sapendo che quanto successo dovrebbe dare delle misure esperenziali idonee per dirimere dubbi e timori per il futuro, senza dimenticare il passato.
Anche così, si creerebbe quell’immunità di gregge(o di gruppo)che ci fa riscoprire che oltre a noi, ci sono anche gli altri.
Renato Celeste
Pubblicato il 2021-06-17 16:42:37.
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