La strada dei sogni
Talvolta può essere bizzarra, e inaspettata, la strada che conduce ai sogni. L’altro giorno stavo pulendo le pareti di casa con il piumino bianco, quello che ricorda lo zucchero filato; confesso: senza alcun entusiasmo, ma con apatica rassegnazione. Dalla radio accesa in cucina le notizie e le musiche giungevano a sprazzi, a seconda della stanza in cui mi trovavo: più chiare se ero vicino, smorzate o assorbite dalla lontananza se cambiavo postazione. In realtà non vi prestavo molta attenzione; volevo pensare a nulla, tentare di allontanare dalla mente i problemi legati alla pandemia in corso nel mondo, nella mia città, nel mio quartiere.
Desideravo mondarmi dai pesi incombenti, potermi sentire leggera e prendere il volo per andare… non avrei saputo dire dove, ma doveva trattarsi di un luogo privo di energie negative.
Stavo cercando una risposta che non avrei certo trovato su quelle pareti o nell’imitazione dello zucchero filato, finché… all’improvviso, e a tradimento, le note di una canzone risalente alla mia giovinezza, ai batticuori di quell’età, mi fecero sciogliere in un pianto irrefrenabile. Mi lasciai scivolare sul pavimento, incurante del marmo tanto freddo, in armonia con il freddo che stava invadendo il mio cuore. Per tutta la durata della melodia, mentre le parole mai dimenticate mi stilettavano il respiro, non smisi mai di piangere e, sebbene come ogni cosa anche la canzone conobbe la sua finitudine, la fine del pianto non fu repentina quanto il suo inizio.
Le lacrime, e la malinconia, continuarono a impossessarsi di me e, se qualche istante prima avevo rivissuto una primavera della mia vita, sembrava volessero scomparire con la lentezza della linfa che stilla dalle foglie autunnali, ormai stanche di appassire sui rami e in attesa di accartocciarsi prima di cadere. Avrei voluto rincorrere i pensieri per soffocarli, invece si accavallavano, si sovrapponevano l’uno all’altro, inesorabilmente, facendomi soccombere sotto ombre minacciose. Se l’emozione che stavo vivendo mi aveva fatto sentire parte di “quella” primavera, non riuscivo invece a scacciare lo stato d’animo che mi trascinava nell’autunno incombente sull’alba di una vita, sul sorgere del sole.
Mi imposi di scuotermi e di prestare nuovamente attenzione alla radio, da cui giunsero altri suoni. Sperai così di poter fermare la prepotenza della grigia stagione su quella dei profumi e dei fiori, facendo riavvolgere su se stesse le foglie rinsecchite, per rinverdirle e renderle rigogliose.
Dalla cucina mi giunse la voce di un cronista: stava parlando di viaggi a Cuba. Cuba? mi stupii. Mi vennero in mente le organizzatissime spedizioni “del piacere”, quelle in cui tanti uomini manager - e non solo - si nascondevano dietro impegni inderogabili per concludere, a loro dire, affari d’oro, lasciandosi alle spalle dignità e famiglie mentre agognavano incontri esaltanti la loro mascolinità. Sì, il commentatore stava proprio parlando di viaggi organizzati verso Cuba… ma… avevo capito bene? Offrivano pacchetti comprensivi di vaccinazioni sicure e rapide. Mi chiesi se, in questi “pacchetti”, non fossero compresi anche quei sogni erotici che portavano frotte di uomini verso i loro fantomatici paradisi dei sensi…
Avrei voluto continuare a spolverare le pareti di casa, ma ormai ero presa dalle notizie della radio: la canzone della mia giovinezza aveva eliminato anche la poca voglia che avevo di calarmi nel ruolo di casalinga coscienziosa. Più che utilizzare il piumino, vi giocherellavo per crearmi un - se pur labile - alibi.
L’orecchio era però sempre teso alla radio, per colmare, anzi, sostituire lo spazio “autunnale” dalla mia mente. Ed ecco che giunse la voce di una donna, intervistata dal cronista: «Mio marito, dieci giorni fa, mi disse di dover entrare in quarantena, essendo stato in contatto con un collega risultato positivo al covid. Temeva di contagiare me e i nostri figli, pertanto accettò l’offerta di un amico proprietario di un pied-à-terre, fortunatamente libero in quel periodo, e vi si trasferì. In famiglia eravamo molto dispiaciuti di saperlo in isolamento, e due giorni dopo mi feci portare dal taxi all’indirizzo indicatomi dall’amico: volevo consolarlo per la forzata segregazione, la solitudine portandogli i dolcetti preferiti e un piatto di lasagne cucinate da me poco prima. Superai l’androne dell’edificio e, giunta davanti alla porta del pied-à-terre, controllai di avere ben calzata la mascherina e mi apprestai a suonare il campanello, quando udii una risata… femminile. Costei si definiva molto divertita all’idea di sapere la moglie di… mio marito preoccupata per doverlo lasciare solo, ma ci avrebbe pensato lei a tenergli compagnia!» A quel punto si interruppe; dalla voce sembrava turbata, emozionata, non capii se anche arrabbiata o disperata, e l’intervistatore si profuse in commenti imbarazzati ma nello stesso tempo solidali.
Rimasi sconcertata da quel racconto. Mi sembrò un episodio da affiancare alle malefatte che hanno rimpinguato le tasche di case farmaceutiche e governanti disonesti; queste categorie, seppure disparate, hanno cercato di approfittare della pandemia per portare felicemente a termine i loro disdicevoli progetti. Per la vicenda di quella signora, il fato si era tuttavia messo di mezzo, o il diavolo che dir si voglia, la cui coda era stata pizzicata quando la moglie del “falso positivo” aveva scoperto la tresca… Qualche inchiesta neppure tanto approfondita era peraltro stata sufficiente per smascherare gli speculatori sulla salute degli italiani, quindi questi protagonisti non avrebbero cantato vittoria: prendendosi gioco dei loro traffici poco limpidi, il covid li aveva ugualmente colpiti!
In una pausa pubblicitaria, avevo ripreso a spolverare le pareti e, per non annullarmi in un’operazione che non mi gratificava affatto, volli provare a cercare un sogno. Dove potevo trovarlo? Magari nella mia memoria, accanto all’emozione suscitata da quella melodia, per poi agghindarlo di fiocchi e di tulli latori di emozioni, di sensazioni dolci. Non volevo però correre il rischio di incappare in un’altra canzone che mi avrebbe fatto piangere, pertanto spensi la radio. Nessuna primavera fagocitata dall’autunno, né alcuna notizia di viaggi o di tresche avrebbero inquinato la mia ricerca.
Spostai il piumino sulle riproduzioni di due quadri affiancati. Ne fui folgorata… e “lo” trovai! Lo trovai in quei colori, nei messaggi che colsi nella dolcezza, nella tenerezza, nei sentimenti che vi trasparivano. Si trattava di due opere di Chagall, il pittore che dipingeva l’amore e lo faceva volare. Veleggiai su quelle immagini, le feci mie per afferrarle e guidarle verso la luna, scrigno del sogno di quel mio giorno, specchio della luce del sole e custodi della magia che, “sentii”, non avrebbe conosciuto tramonti e avrebbe avuto ragione sulle notti della paura.
Sognai, in quei momenti, di debellare la guerra che stiamo vivendo. Di questa parola, che incute panico e sgomento, dovremmo prendere coscienza, invece di scacciarla. È una guerra vera e, in quanto tale, non da subire ma da combattere, per essere sconfitta e annullata dalle nostre vite. È un conflitto senza bombe, né sirene d’allarmi, né macerie da ricostruire. E, se i nostri nonni o padri hanno usato armi da fuoco o da taglio per vederne la fine, noi possediamo le armi giuste per difenderci: non colpiscono e non feriscono. Dobbiamo essere grati per non doverne far uso, per non dover sparare né spargere sangue. Basterà ricorrere alle armi che si chiamano regole, rispetto per gli altri, generosità, altruismo, e allora… perché mascherare da chimera una potenzialità che potremmo agguantare facilmente?
Agguantiamo dunque i voli di Chagall, e diamo spazio e udienza ai sogni… È in virtù di questo “credo” che, da quel giorno in poi, ho immaginato di dare vita ai personaggi di quei quadri, facendoli planare sui tetti del mondo: ci aiuteranno a pilotare la vecchia nave, a cambiare la rotta seguita sinora. Navigheremo mari e fiumi, dall’Adriatico al Po, dal Tirreno al Tevere, dal mar Ligure all’Ofanto, dopo aver volteggiato su ogni dove: dall’Oriente all’Occidente, da New York a Torino, da Roma a Molfetta, per sconfiggere il “mostro” più insidioso con un sogno trasformato in realtà.
Pubblicato il 2021-10-21 17:55:41.
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