DI DOMANI NON C’E’ CERTEZZA
Dai ricordi scolastici rimaneva impresso, “Quanto è bella giovinezza…. Di doman non c’è certezza…” che Lorenzo De’ Medici celebrava , riferendosi agli anni più belli della nostra esistenza.
Forse, dopo la recente ubriacatura politica in seguito alle ultime elezioni amministrative e ai risultati ottenuti specie nelle grandi città,” i Nostri Eroi”, stanno già pensando al futuro e a quello che potrà accadere.
Difficile, solo se ne fa solo una guerra ideologica e non di programmi.
Il popolo,tuttavia,quello che tasta il polso alla classe dirigente, se ne fa “ un baffo “ degli ideali e valuta i fatti concreti:necessità di un lavoro, meno tasse, tutela dei diritti, pensioni che permettano di vivere, eccetera.
I giovani poi, sempre sulla graticola, in realtà sanno ancora sacrificarsi se hanno i mezzi di sostentamento e le famiglie, per essere tali, devono poter contare su un assetto economico tale da poter garantire ai figli un avvenire decente.
Una volta, i sociologi insegnavano che gli obiettivi da raggiungere erano costituiti da tre”M”:(macchina, mestiere, moglie).
Vale a dire: un mezzo di locomozione (non solo di prestigio), la certezza di un lavoro e poter contrarre un matrimonio (moglie o marito).
Oggi, ci sono ancora le tre M , ma con qualche trasformazione.
La macchina c’é ma è sempre più grande( nonostante le stesse strade); il mestiere ( è una chimera e poi certi lavori più umili, vengono ignorati); il matrimonio infine ( un retaggio del Medioevo) è diventato una “ brigata “ di compagni, a volte dello stesso sesso, legittimato da un contratto (quando possibile) di fronte ad un ufficiale dello Stato Civile.
“Un mondo capovolto “ come scritto dal sociologo Roberto Guiducci, per il quale si fa fatica ad adattarsi nonostante i ritorni affettivi, a tempi e ricordi del passato.
Di domani non c’è certezza…
E’ una preoccupazione reale intorno alla quale si fondano le basi per offrire un qualcosa di decente non solo per sopravvivere (vedi il basso potere d ‘acquisto delle pensioni, l’elemosina del reddito di cittadinanza con le sue ambiguità,l’escalation dei beni di consumo, dell’energia,dei carburanti eccetera), ma per poter vivere in modo decente sparigliando il più possibile il divario tra le classi sociali.
Un bel discorso, non c’è che dire ,che fa parte, tuttavia, di quella tendenza modaiola che ti ricorda: ma dove vivi ?
La risposta non è difficile a livello individuale, diventa complicata in una società che per essere tale deve sapersi dotare di un interesse collettivo.
Un po’ come dire: la libertà è un complesso di limiti se il mio “ IO” cozza con il “NOI”.
Vivere in un complesso societario significa molto sotto il profilo educativo e civile: ci sono i diritti, ma anche i doveri; ecco perché diventa difficile pensare quanto sia importante l’onestà, l’umiltà,la solidarietà, la giustizia.
Il resto è forbito nel vocabolario dell’indifferenza, dell’egoismo,del gregge.
Di tutti quei parametri, insomma, facili da elencare, perché fanno parte di quel refrain di moda:” ma dove vivi”?
Renato Celeste
Pubblicato il 2021-10-25 16:26:42.
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