UN RUOLO DIVERSO
IL 2022 si è aperto con il consueto bagaglio di problemi, ai quali si sono aggiunti altri pensieri, già ben descritti, nel corso dell’anno appena andato in soffitta.
Tralasciando i guai (sempre troppi) di questo virus che si annida e si trasforma, di una politica in affanno, al ricercatore di scienze sociali preoccupa la trasformazione individuale e collettiva delle persone sottoposte a questi eventi non prevedibili.
Sì, perché nonostante le rassicurazioni del mondo scientifico e le evidenze quasi matematiche di quanto sta avvenendo, ognuno è alla ricerca di una sua identità e di un suo ruolo, che non corrisponde più a quello precedente.
Si riscontra, infatti, un atteggiamento di difesa, “ un distanziamento sociale interiorizzato “ seppure non convinto,con l’intento di salvaguardarsi, agitando il vessillo della libertà, mentre la società lo invita ad attenersi ad una convinzione della libertà come rispetto delle regole dettate dai momenti così drammatici.
Ne conseguono conflitti di ruolo,ideali messi a dura prova, credenze dettate da altre strategie e il riscontro, seppure limitato, di avere a portata di mano dei dati certi.
Nonostante tutto la scienza continua a crederci e a percorrere la strada che porterebbe alla soluzione anche se la sperimentazione, come detto, è nelle nuove strategie di ricerca.
L’analisi descritta, tuttavia, non è oggetto di questo scritto.
Quella che si rileva qui è che la comunicazione é sempre più mediatica,e questo non aiuta. Ci si affida ai telefonini,sempre più perfezionati, ai messaggi, ai sospetti e ai timori in grado di ingenerare paura.
I comportamenti di ognuno mutano e si adattano,non però come succede in caso di tragedie climatiche,guerre, carestie.
In quelle situazioni c’è una solidarietà di ruolo maggiore: ci si aiuta,si è solidali, si cercano quelle relazioni umane e affettive che giustificano l’uomo come “un animale sociale”, alla ricerca dell’altro non solo per istinto di conservazione.
Oggi,invece, la società mediatica allontana, divide, alimenta dei dubbi e le relazioni umane soffrono di quella mancanza di vicinanza e di quel calore affettivo in grado di confortare e di lenire dispiaceri continui.
La perdita dei posti di lavoro, i licenziamenti ingiustificati (non certo per le imprese che non sono enti di beneficenza), alimentano quel malessere generalizzato per cui nessuno si sente più tranquillo.
Nemmeno a casa, in spazi ristretti dove si deve convivere come in una gabbia; neppure fuori a fare degli acquisti perché devi fare le code patendo il freddo in inverno o il caldo asfissiante nella bella stagione.
Quando ci si incontra, bisogna stare distanziati, evitare di stringersi la mano e dovere,insomma, darsi delle regole nuove di comportamento anche in chiesa( per chi la frequenta ) perché il virus, quale esso sia non fa sconti.
La disanima continuerebbe a lungo in tutti gli altri settori (scuola, uffici,luoghi di svago, etc), ma il fatto negativo di una società così concepita è questo distanziamento forzato (lockdown) tra gli esseri umani.
Problemi che dovranno essere risolti, insieme ad altri, da quella classe politica costituita anch’essa da degli esseri umani sempre prodighi di consigli, un po’ meno di fatti efficienti ed efficaci.
Renato Celeste
Pubblicato il 2022-01-03 18:19:53.
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