Il Requiem venne eseguito per la prima volta il 22 maggio 1874 nella Basilica di San Marco a Milano, dirigeva lo stesso Verdi. Composto dal grande operista per commemorare il primo anniversario della scomparsa di Alessandro Manzoni, il Requiem emerse subito quale universale messaggio di pace e consolazione rivolto all’umanità. Il successo di pubblico e critica fu immediato e la partitura iniziò a viaggiare: Roma, Venezia, Parigi, Londra e da allora è rimasta sempre in repertorio.
Più che di musica sacra si potrebbe parlare di musica spirituale, fatta da un uomo per gli uomini, nel tentativo di offrire un po’ di conforto, non certo una risposta definitiva, al mistero della vita e della morte. Nel Requiem ascoltiamo il grido di dolore del “Dies Irae”, il pentimento e il rimorso nell’“Ingemisco”, la compassione nel “Lacrymosa” e infine la pace, vera dimensione dell’uomo, nel “Libera me”. Di fatto il Requiem è partitura di estrema finezza compositiva. Verdi non scriveva più da due anni e, dopo i vertici raggiunti con Don Carlo e Aida, apriva con il Requiem l’ultima fase del suo genio creativo, che avrebbe dato frutti così innovativi da segnare per sempre la storia della musica. Tra i tanti elogi ricevuti da Verdi per il suo capolavoro sacro, emerge quello di Johannes Brahms che disse: «solo un genio può scrivere tali opere».
La Stagione de I Concerti 2023 prosegue venerdì 27 gennaio alle ore 20.30 con il Concerto per il Giorno della Memoria. L’Orchestra del Teatro Regio sarà diretta dal maestro Riccardo Frizza, ospite abituale dei più illustri teatri europei, con un programma che invita alla riflessione: Le Ebridi di Felix Mendelssohn-Bartholdy, la Sinfonia n. 7 di Franz Schubert e la Sinfonia n. 9 di Dmitrj Šostakovič.
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