Hermann Hesse, Carona, 28. Juli 1923 (Carona, 28 luglio 1923), 1923
Inchiostro su carta, Collezione Privata
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«Carona non fu una scuola né un movimento,» osserva Tobia Bezzola, Direttore del MASI Lugano, «ma una costellazione effimera di vite creative che trovarono un terreno comune nel desiderio di reinventare i modi di fare arte e abitare il mondo. Per Weiss fu un momento di crescita silenziosa, di osservazione, disegno e sogno che ricostruisce quel paradiso perduto decantato da Meret Oppenheim nel 1967».
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Meret Oppenheim
Berge vor Agnuzzo (Tessin) Montagne di fronte ad Agnuzzo (Ticino), 1937
Olio su cartone, Collezione Privata
© 2025, ProLitteris, Zurich
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Pur radicata in un luogo specifico, la produzione artistica nata a Carona mette in discussione le dicotomie tra centro e periferia, paesaggio urbano e idillio naturale, serietà e gioco, solitudine e collettività. A partire da questa prospettiva, la mostra al MASI si apre con un’introduzione storica sul contesto culturale di Carona: nella fitta rete di presenze, legami familiari e corrispondenze fiorite nel borgo ticinese si incontrano diverse personalità – tra queste anche Hermann Hesse, che qui trova un paesaggio di riflessione e guarigione, descritto nei suoi testi e acquerelli.
Lo snodo tra la dimensione storica del villaggio di Carona e la comunità artistica più sperimentale riunitasi attorno a Casa Aprile è segnato, in mostra, da un prezioso nucleo di disegni e dipinti della celebre artista svizzera Meret Oppenheim, che acquista la dimora con suo fratello Burkhard Wenger nel 1969.
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Casa Aprile, Carona, Svizzera © MASI Lugano, foto Cosimo Filippini
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Il percorso espositivo segue quindi le prime sperimentazioni urbane di David Weiss per poi raccontare l’arrivo a Casa Aprile e la nascita di un microcosmo creativo condiviso. Questa fase è caratterizzata, nell’opera di Weiss, da un’intensa attività grafica e da una riflessione poetica sul paesaggio come spazio di memoria, immaginazione e quotidianità.
Dal 1968 l’artista lascia spesso Zurigo per trascorrere lunghi periodi nel borgo ticinese. La città non scompare però dall’immaginario creativo di Weiss, ma si trasforma in un’eco. Nelle sue opere e in quelle dei suoi contemporanei — Anton Bruhin, Peter Schweri, Iwan Schumacher e Willy Spiller — riaffiorano luci artificiali, suoni registrati, dettagli di architetture. Sono frammenti urbani trasportati nella quiete di Carona, assorbiti e rielaborati attraverso nuove sensibilità.
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David Weiss, L’universo di Micky , 1974
Acquerello e gouache su carta
Courtesy of Galerie Oskar Weiss and The Estate of David Weiss
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Al contempo, il linguaggio di Weiss è già segnato in questi anni da quell’umorismo surreale, quella narrazione frammentaria e poetica, che anticipa lo spirito trasformativo del suo lavoro con Peter Fischli. Tra i lavori esposti al MASI figurano i disegni originali per il celebre libro d’artista up and down town. Noto anche come “Regenbüchlein” (Libretto della pioggia), è parte della serie Wandlungen (Metamorfosi), raccolta di metamorfosi grafiche e libere associazioni realizzate a partire dal 1975 tra Marrakech, Carona e Zurigo. In questi disegni, il fluire ininterrotto di immagini in una catena di cause ed effetti fuori controllo richiama la struttura narrativa del celebre libro per bambini Joggeli söll ga Birli schüttle! (Joggeli dovrebbe andare a scuotere le pere!) di Lisa Wenger-Ruutz (1908), anch’esso esposto in mostra.
Sono inoltre presenti Lazy Days (1974), progetto collaborativo realizzato da Weiss con l’artista Urs Lüthi; le fotografie di Willy Spiller e la registrazione dei suoni di Carona intitolata Carona Soundscape 18.3.76 di Anton Bruhin. L’esperienza di editoria indipendente, che insieme al disegno si afferma a Carona come pratica di prossimità e di opposizione al conformismo, è restituita, in mostra, da diversi numeri della rivista-autobiografia Nachtmaschine (macchina notturna) di Matthyas Jenny, stampati a Carona tra il 1976 e il 1978. Un’energia affine allo spirito trasformista di Jenny attraversa anche il lavoro di David Weiss, per il quale il disegno non si limita alla carta da esposizione, ma prolifera nei taccuini, negli heftli (libricini) e nei comix autoprodotti.
«Il disegno, in dialogo con l’editoria, diventa così per Weiss una pratica quotidiana, intima e libera, capace di generare forme, racconti e associazioni fuori da ogni griglia codificata. A Carona, questo approccio trova un terreno fertile: una comunità in cui disegnare, stampare, fotocopiare, raccontare, non sono atti separati, ma gesti di un vivere collettivo e poetico» sottolinea Virginia Marano, co-curatrice della mostra.
La mostra è accompagnata da un catalogo illustrato, pubblicato da Edition Patrick Frey in due edizioni bilingui (italiano/tedesco e italiano/inglese). Il volume raccoglie saggi critici di Bice Curiger, Stephan Kunz, Andreas Schwab, Stefan Zweifel, Virginia Marano, e una prefazione di Tobia Bezzola oltre a materiali d’archivio che approfondiscono l’eredità di Casa Aprile e la risonanza contemporanea del “periodo Carona” nell’opera di David Weiss.
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David Weiss, Senza titolo, 1975
Inchiostro su carta
Courtesy The Estate of David Weiss and Galerie Eva Presenhuber, Zurich/Vienna
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«Il disegno, in dialogo con l’editoria, diventa così per Weiss una pratica quotidiana, intima e libera, capace di generare forme, racconti e associazioni fuori da ogni griglia codificata. A Carona, questo approccio trova un terreno fertile: una comunità in cui disegnare, stampare, fotocopiare, raccontare, non sono atti separati, ma gesti di un vivere collettivo e poetico» sottolinea Virginia Marano, co-curatrice della mostra.
La mostra è accompagnata da un catalogo illustrato, pubblicato da Edition Patrick Frey in due edizioni bilingui (italiano/tedesco e italiano/inglese). Il volume raccoglie saggi critici di Bice Curiger, Stephan Kunz, Andreas Schwab, Stefan Zweifel, Virginia Marano, e una prefazione di Tobia Bezzola oltre a materiali d’archivio che approfondiscono l’eredità di Casa Aprile e la risonanza contemporanea del “periodo Carona” nell’opera di David Weiss.
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Urs Lüthi & David Weiss, Lazy Days (Giorni oziosi), 1974/2018
Stampa inkjet su carta
Courtesy Galerie Oskar Weiss, The Estate of David Weiss and Courtesy Urs Lüthi
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