Impressioni “a caldo” visitando Casa Verdi e la casa natale a Roncole in occasione del Centenario dell’Arena di Verona
Quando si va all’Arena di Verona per vedere un’opera di Giuseppe Verdi a chi non viene la tentazione di andare a visitare i "luoghi sacri" dove è nato e vissuto il Maestro?
di Mario T. Barbero
Nella mia qualità di giornalista (e di scrittore, ma di questo ne parlerò più avanti) nonché di appassionato dell’opera lirica, in particolare di Verdi, dopo un bel numero di anni sono ritornato all’Arena di Verona. In passato, avevo assistito, tra le le atre, all’esecuzione di alcune opere di Verdi come Don Carlos, Un ballo in maschera, Aida (in più occasioni). Qurest’anno, invece, in occasione del Centenario dell’Arena ho desiderato assistere a due delle sue più belle e trascinanti opere: Il Trovatore e Rigoletto (una definizione quella riferita alle opere citate che potrebbe sembrare irriverente e riduttivo considerando i capolavori del Maestro). Ma tant’è.
Sono state due esecuzioni pregevoli, sia dal lato scenografico (e non poteva essere diversamente) sia dal lato degli interpreti, dell’orchestra e del coro.
Dopo di che, nel viaggio di ritorno a Torino, ho voluto fare una doverosa deviazione sono stato prima a Roncole per vedere la casa natale di Verdi e poi a Villa Verdi di Sant’Agata di Villanova sull’Arda, a Busseto, praticamente, dove il Maestro ha composto alcuni dei suoi più grandi capolavori.
E approfitto dell’Ufficio Stampa di Villa Sant’Agata per unire una breve storia del luogo dove visse e lavorò quel grande genio della musica che risponde al nome di Giuseppe Verdi. Devo ancora aggiungere che la visita mi ha procurato una profonda emozione quasi si sentisse ben viva la presenza del Maestro.
Oltre che giornalista, come dicevo, sono anche scrittori di romanzi (narrativa in genere ma soprattutto gialli e thriller) e in molti dei miei romanzi ci sono riferimenti musicali alle opere di Giuseppe Verdi, che spesso hanno a che vedere con la trama del romanzo. Come ad esempio ne Le ombre verdi e in Delitto al Regio (trattasi del Teatro Regio di Torino) dove ci sono alcuni “passaggi” riferiti all’opera Un ballo in maschera.
Ma, adesso, vediamo come si presenta Villa Sant’Agata:
«Villa Verdi di Sant’Agata di Villanova sull’Arda, situata all’interno di un ampio parco “all’inglese”, attualmente è in parte adibita a residenza dei componenti della famiglia Carrara Verdi, eredi del Maestro, ed in parte è adibita a museo Verdiano aperto al pubblico.
La parte visitabile, quella di sicuro maggiore interesse culturale, è tutta la parte sud ovest del fabbricato, ed è destinata esclusivamente all’interesse e all’approfondimento delle conoscenze dei visitatori.
In questa porzione di immobile infatti si trovano le stanze più importanti in cui ha vissuto il Maestro, vale a dire, in ordine da sud est, verso sud ovest, il salotto rosso, visibile solo dall’esterno in quanto le sue condizioni manutentive non permettono il contatto diretto dei visitatori; la camera da letto di Giuseppina Strepponi con il relativo spogliatoio; la camera da letto-studio in cui il Maestro componeva; lo studiolo - ufficio in cui amministrava le sue proprietà; la camera in cui sono stati collocati, dopo la Sua morte, i mobili della stanza dell’Hotel ed de Milan nella quale è deceduto; più avanti la cappella privata, le cantine con gli arredi originali e la rimessa dove sono esposte le 5 carrozze utilizzate dal Maestro.
Tutte le stanze sono riccamente arredate avendo la famiglia scelto di mantenere gli ambienti come li ha lasciati il Maestro alla sua scomparsa, anzi aggiungendo opere d’arte e ricordi del Maestro per la soddisfazione dei visitatori.
Giuseppe Verdi ha acquistato l’immobile nel maggio del 1848 e, seguendone personalmente la progettazione, lo ha ristrutturato per adattarlo alle sue esigenze. In quella che è diventata una grande Villa, e dimora preferita, il Maestro ha passato la maggior parte del tempo, quella dove ha concepito e composto le opere della maturità, quella dove ha potuto esercitare la sua grande passione per l’agricoltura e l’allevamento del bestiame.
Nella sua casa il Maestro riceveva, con notevole parsimonia, gli amici più cari, amministrava le sue proprietà, guidava i suoi fattori e soprattutto, scriveva musica. Splendida musica come Il Trovatore, La Traviata, La forza del destino, Don Carlos, Aida, fino all’ultimo capolavoro, Falstaff.
Le stanze visitabili sono quelle che abitava Giuseppe Verdi insieme alla moglie, la celebre cantante lirica Giuseppina Strepponi. Lo spogliatoio della consorte di Verdi contiene, oltre alla toilette e all’armadio con vestiti, un fortepiano a sei pedali marca Fritz usato dal compositore negli anni che vanno da Rigoletto a Aida. Sotto il fortepiano si trova il baule, con gli effetti personali e la partitura de La forza del destino, che Verdi portò con sé in Russia dove l’opera venne rappresentata per la prima volta al Teatro Imperiale di San Pietroburgo.
La stanza adiacente è la camera da letto di Giuseppina Strepponi: il letto con baldacchino in stile genovese, il reliquiario, i mobili intarsiati, i quadri della scuola del Correggio sono quelli che vedeva e amava la signora. Giuseppina Strepponi si spense in questa stanza il 14 novembre 1897.
La camera dove dormiva e lavorava Verdi è senza dubbio quella più evocativa e vi sono esposti, oltre ad altri beni: lo scrittoio sul quale il Maestro componeva e che occupa il posto centrale; il busto in terracotta di Verdi realizzato da Vincenzo Gemito a Napoli nel 1872; la teca ove sono riposti i guanti che Verdi utilizzò per dirigere la Messa da Requiem a Milano, il 22 maggio 1874, in memoria di Alessandro Manzoni, il più importante scrittore italiano dell’Ottocento al quale il Maestro era legato da profonda ammirazione e devozione. Sullo scrittoio si può leggere un biglietto scritto di pugno da Verdi con la frase: “Un tedesco che sa, sa troppo; un russo che sa, è un pericolo”.
Nello studiolo sono conservati spartiti e scritti Verdiani, ma anche di altri musicisti come Bach, Mozart, Haydn e Beethoven; la cappelliera con il suo cilindro e altri documenti che hanno riguardato la vita politica del musicista che fu Deputato e Senatore del Regno d’Italia
Nell’ultima stanza sono esposti i mobili ed il letto della stanza dell’Hotel de Milan, dove Verdi spirò all’alba del 27 gennaio 1901, e donati agli Eredi dall’Amministrazione dell’Hotel.
Da visitare anche la cappella privata, le cantine, la rimessa dove sono esposte le 5 carrozze utilizzate dal Maestro.
Infine i sei ettari di parco, ricchi di piante importate appositamente da paesi lontani: la suggestione che si prova passeggiando sotto le alte volte degli alberi è ulteriormente arricchita dalla presenza di un piccolo lago. Sempre nel parco il Maestro aveva realizzato una ghiacciaia dove faceva depositare il ghiaccio che si formava nel laghetto durante i mesi invernali: la riserva di freddo durava per tutta l’estate.
Villa Verdi è effettivamente il palcoscenico della vita privata del Maestro, e, se dovesse un giorno tornare, la troverebbe nello stesso modo in cui l’ha lasciata. Rappresenta davvero il luogo che maggiormente rende l’idea della grandezza artistica del genio musicale italiano, ma che allo stesso tempo mette in luce l’ Uomo Verdi, nella sua vita quotidiana e nelle sue passioni più autentiche».
Pubblicato il 2013-09-08 04:49:35.
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