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ROTAZIONE DI VENTAGLI GIAPPONESI AL MAO
MAO Museo d’ Arte Orientale
Via San Domenico 11 – Torino
Da martedì 8 ottobre 2013
Da martedì 8 ottobre sarà visibile al MAO Museo d’ Arte Orientale una nuova selezione di opere esposte nella grande vetrina della galleria giapponese. Questa nuova rotazione presenta esclusivamente un gran numero di ventagli dipinti che offrono una significativa panoramica della pittura giapponese su questo particolare supporto tra la fine del XVIII e l’inizio del XX secolo.
Si ritiene che il ventaglio pieghevole a stecche (ogi) sia stato inventato in Giappone prima del periodo Heian (794-1185), e si sia diffuso poi in Corea e Cina secondo il percorso inverso rispetto a gran parte degli elementi culturali che l’arcipelago ha invece recepito dal continente. In seguito, nel XVI secolo, i portoghesi introdussero il ventaglio pieghevole in Occidente e la sua diffusione divenne mondiale.
Tra le opere esposte ricordiamo un ventaglio raffigurante un ramo di forsizia, delineato a inchiostro bruno e colore di tonalità giallo ocra da Tani Buncho (1763-1840). Attivo a Edo, Buncho (la cui firma con sigillo compare a destra in alto nella composizione) è stato uno degli artisti giapponesi più influenti tra il XVIII e il XIX secolo. Dotato di grande abilità tecnica, riusciva a destreggiarsi con diversi stili pittorici, oltre ad avere innate qualità per l’insegnamento e grandi conoscenze della pittura antica, sia cinese sia giapponese. Dopo avere studiato con diverse personalità, entrò nelle grazie di Matsudaira Sadanobu (1758-1829), reggente dello shogun, su commissione del quale compilò il celebre Shuko jussho (“Dieci varietà di antichità da collezionare”) pubblicato nel 1800, nel quale compaiono suoi disegni raffiguranti le moltissime opere antiche che aveva avuto modo di vedere nel corso di un viaggio lungo tutto il Giappone.
Un altro interessante ventaglio esposto è quello raffigurante un gallo e una gallina appollaiati su un tamburo da guerra parzialmente ricoperto di piante rampicanti, datato 1820-1830. Tale motivo ricorre frequentemente nelle arti del Giappone a significare un’era di pace, durante la quale il simbolo delle battaglie perde la sua funzione originaria e, dismesso, diventa dimora per gli animali da cortile. In questo caso il soggetto sembra implicare anche un augurio di armonia e prosperità a livello coniugale, come si addice per esempio ad un dono per l’Anno Nuovo. L’autore della composizione è un esponente della scuola Kano, la tradizione pittorica più longeva del Giappone: risale al XV secolo e i suoi epigoni si manifestano ancora agli inizi del ‘900. Pur nella sua intrinseca eterogeneità, una caratteristica saliente della scuola nei secoli è la felice mediazione tra l’austera tradizione dello stile cinese e il decorativismo tipico del gusto nipponico.
Ingresso: intero € 10 – ridotto € 8 – gratuito ragazzi fino ai 18 anni
INFO: tel. 011 4436927
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Mario T. Barbero
Pubblicato il 2013-10-07 11:42:26.
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